Mentre ancora si attende la legge sulla concorrenza, annunciata da Draghi per luglio, che potrebbe indire le gare per mettere a bando le concessioni balneari italiane – in regime di proroga da decenni nonostante la direttiva Bolkestein – un emendamento al Dl Sostegni-Bis approvato alla Camera porta nuovi risparmi agli utilizzatori di aree demaniali marittime. Si tratta dell’articolo 6-bis che riduce da 2500 a 500 euro il canone minimo annuale che devono pagare i beneficiari di concessioni demaniali marittime senza scopo di lucro “per attività sportive, ricreative e legate alle tradizioni locali e per finalità di interesse pubblico”.

L’emendamento al Dl Sostegni-bis – promosso da deputati di Coraggio Italia, il nuovo partito del governatore ligure Giovanni Toti – corregge, in parte, l’articolo 100 del Decreto Agosto che – portando da 362 a 2500 euro annuali il canone minimo per le concessioni demaniali marittime – aveva cominciato ad affrontare la questione dei canoni irrisori pagati da stabilimenti balneari in grado di fatturare centinaia di migliaia di euro (come la spiaggia dell’hotel Cala di Volpe a Porto Cervo – data in concessione alla holding dell’emiro del Qatar – che fino al 2020 ha pagato allo Stato italiano 520 euro l’anno e che ora ne dovrà pagare almeno 2500).

Si torna dunque alla situazione precedente “ma solo per le realtà senza scopo di lucro, come circoli nautici, scuole di vela, associazioni di pescatori dilettanti oppure per concessioni pagate dai Comuni come quella di Camogli per il Dragun, una barca storica”, sottolinea Luca Pastorino, deputato di Leu, che con la principale promotrice dell’emendamento – Manuela Gagliardi di Coraggio Italia (ex Forza Italia) – condivide l’esultanza per l’approvazione della norma, insieme alla base elettorale in Liguria. Quello che colpisce però sono i nuovi oneri a carico dello Stato: 12 milioni di euro. Che significherebbe 6000 concessionari del demanio marittimo senza scopo di lucro, un quinto dei circa 30mila concessionari complessivi del demanio marittimo in Italia. Alla domanda su come mai sia tanto alta questa quantificazione Pastorino afferma di non essersene occupato, mentre Manuela Gagliardi rifiuta di parlare con Il Fatto Quotidiano.

“Anche in questo caso emerge l’assurdità di non avere un elenco chiaro delle concessioni con nomi e cognomi, quanto pagano e le forme diverse di concessione”, dichiara Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente, che annualmente pubblica un rapporto sullo stato delle spiagge italiane. “Ed è giusto che se ci sono soggetti che fanno attività sociali paghino meno, ma data la scarsa trasparenza c’è il rischio che siano state date concessioni senza fini di lucro finte”. “Il vero tema è che la politica continua a rinviare un intervento di trasparenza e di adeguamento dei canoni – aggiunge Zanchini – in particolare nelle concessioni turistiche ricche che pagano poche centinaia di euro a fronte di guadagni milionari, comportando un cattivo uso del demanio pubblico”.

@ludojona

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