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Ultimo aggiornamento: 11:07 del 11 Luglio 2021

Sulla “Goletta dei laghi” di Legambiente alla caccia di microplastiche: “Non ancora normate in Italia e in Ue, serve protocollo per monitoraggio”

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Dai pesci agli esseri umani. È questo il destino delle microplastiche presenti non soltanto nei mari, ma anche nei laghi italiani. Particelle inferiori ai cinque millimetri sulle quali si depositano anche altri agenti inquinanti che hanno un impatto su tutti gli organismi della catena alimentare fino ad arrivare all’uomo. E proprio per monitorare la loro presenza nelle acque dolci, dal 2016 Legambiente insieme all’Agenzia nazionale Enea porta avanti il progetto “LIFE Blue Lakes” per monitorare la presenza delle microparticelle nei laghi. In questi giorni il progetto ha fatto tappa all’hotel “Majestic” di Verbania, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore. A bordo della “Goletta dei Laghi”, le ricercatrici e i tecnici del programma hanno effettuato dei campionamenti attraverso la “manta”, un retino che viene immerso per 20 minuti per raccogliere dei campioni che saranno poi analizzati in laboratorio.

“Non esiste ancora una standardizzazione di metodi e programmi relativi al monitoraggio delle microplastiche nei bacini lacustri” spiega Maria Sighicelli, ricercatrice del laboratorio biodiversità e servizi ecosistemici dell’Enea. Per questo motivo, sull’imbarcazione ci sono anche alcuni membri dell’Arpa per osservare il procedimento che le ricercatrici del progetto stanno sviluppando da cinque anni. “Al momento le microplastiche non sono ancora normate a livello nazionale ed europeo – precisa la portavoce della campagna di Legambiente “Goletta dei laghi”, Elisa Scocchera – l’obiettivo è quello di creare un protocollo che venga trasferito alle Arpa per il monitoraggio di questo inquinante che è presente in tutti i laghi che abbiamo analizzato”. La quantità varia da zona e zona. “In questi anni, abbiamo trovato transetti con valori di oltre 10mila particelle per chilometro quadrato fino ad arrivare in zone con una forte pressione antropica a valori di oltre 230mila particelle per chilometro quadrato”. Un fenomeno che ha un grande impatto anche per chi vive e lavora sul lago. “Bisogna invertire la tendenza – conclude il presidente del circolo di Legambiente “Amici del Lago” Massimiliano Caligari – non possiamo depurare il lago dalle micro plastiche, ma dobbiamo finirla con l’uso smodato e esagerato della plastica”. A partire dalle strutture ricettive che lavorano sul lago. “Bisogna cambiare il paradigma e confezionare un’offerta turistica diversa all’insegna della sostenibilità ambientale e dell’equità sociale”.

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