Ho vissuto la mia infanzia e la mia adolescenza prima dei social, prima dei talent, delle influencer, prima del trash di Barbara D’Urso e della pochezza di Uomini e Donne. Ho vissuto il varietà del sabato sera e gli ultimi strascichi di una televisione davvero di qualità. E quando penso al varietà, quando penso a quell’intrattenimento che sapeva di famiglia riunita e di talento senza sovrastrutture, non posso non pensare a chi di quella televisione era il simbolo indiscusso: Raffaella Carrà.

Non posso non pensare a Pronto Raffaella e al barattolo dei fagioli, a Carramba che Sorpresa e Fantastico 12 e ad una donna che quando compariva sullo schermo, lo riempiva come se non ci fosse più spazio per altro e per altri. Un talento gigantesco e assoluto che passava attraverso una dolcezza ed un’eleganza non comuni.

Raffaella Carrà è stata il simbolo di una rivoluzione femminile senza precedenti, per la televisione italiana. La ragazza che ballava il Tuca Tuca con l’ombelico scoperto in prima serata, quando ancora la tv era in bianco e nero. Lei che cantava “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù!” e “Tanti auguri a chi tanti amanti ha!” oppure “A far l’amore comincia tu!”, con una gioia e una leggerezza che hanno coinvolto intere generazioni, un’artista dalla grande libertà espressiva che ne ha fatto un’icona e un punto di riferimento per chi da sempre lotta per difendere appunto la libertà di essere semplicemente se stessi.

La Carrà era affascinante e sensuale, a tratti sfacciata, ma la sua forza era anche quella di essere una delle poche donne dello spettacolo a non rappresentare mai una minaccia per le altre donne. Era semmai un’ispirazione, una grande professionista da rispettare e ammirare, un’artista dalla quale imparare, ma anche una donna che trasmetteva una simpatia semplice e vera. Era genuina, elegante e mai forzata o fuori luogo.

Emblema di un grande talento ben sorretto da altrettanta intelligenza. Sapeva ballare, cantare, condurre, recitare ed era una grande icona di stile. Tutto questo e molto altro senza mai perdere la sua grande umanità.

Forse ciò che me l’ha fatta amare così tanto, è proprio quel rispetto così profondo che ha sempre avuto per il pubblico, quella riconoscenza che traspariva da ogni sorriso e che è tipica solo dei grandi. Il pubblico l’ha sempre amata tanto, perché lei amava tanto il pubblico e questo scambio meraviglioso era alla base del suo successo planetario. Energia contagiosa e straripante, concentrata in un corpo minuto, come ha scritto Sergio Japino, dando con dolore la notizia della scomparsa della sua Raffaella. Sua e di tutti, perché la Carrà era davvero la sorella, l’amica, la Raffaella di tutti. Unica e inimitabile, per quanto in tante abbiano da sempre tentato di accostarsi alla sua arte.

In questi ultimi anni è mancata tanto in televisione, tanto che in molti hanno sperato in un suo imminente ritorno. E invece, Raffaella nazionale esce di scena, in silenzio e senza clamore. Rispettosa e preoccupata fino alla fine di conservare un ricordo per il suo pubblico, che sia gioia e non malinconia. E così sia, Raffaella.

Anche se adesso, mi perdonerai ma, scoppia, scoppia, mi scoppia il cuor.

Ciao e grazie davvero.

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