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Carlotta Benusiglio, il gup di Milano rigetta la richiesta della procura di una nuova perizia medico legale

L'udienza preliminare è stata rinviata al 20 settembre. Imputato per omicidio l’ex fidanzato della giovane donna, Marco Venturi, il quale, attraverso i suoi legali, Andrea Belotti e Veronica Rasoli, ha chiesto il processo in abbreviato
Carlotta Benusiglio, il gup di Milano rigetta la richiesta della procura di una nuova perizia medico legale
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No a una nuova perizia medico legale. È stata dichiarata inammissibile la richiesta della Procura milanese di ulteriori e nuovi accertamenti da svolgere con la formula dell’incidente probatorio, per stabilire le cause della morte della stilista Carlotta Benusiglio, 37 anni, trovata impiccata con una sciarpa ad un albero, a Milano, il 31 maggio 2016. A deciderlo è stato la giudice per l’udienza preliminare Raffaella Mascarino davanti alla quale oggi si è aperta l‘udienza preliminare, rinviata al 20 settembre, in cui è imputato per omicidio l’ex fidanzato della giovane donna, Marco Venturi, il quale, attraverso i suoi legali, Andrea Belotti e Veronica Rasoli, ha chiesto il processo in abbreviato. Per l’uomo la procura aveva chiesto l’arresto respinto da gip, Riesame e Cassazione.

La Procura di Milano chiedeva una “nuova e più accurata analisi istologica e istochimica dei campioni contenenti materiale biologico della vittima” per accertare la “vitalità o meno delle lesioni” sul collo. E in più valutazioni sulla “sindrome di Eagles” che il pm precedentemente titolare dell’inchiesta inserì nell’imputazione come causa che avrebbe accelerato il soffocamento. E ulteriori analisi sulle “caratteristiche del nodo e delle modalità di avvolgimento della sciarpa” che fu trovata attorno al collo della donna.

Venturi ha vissuto una vera e propria parabola giudiziaria: da persona informata sui fatti, col fascicolo in via di archiviazione, a indagato per istigazione al suicidio fino ad accusato di omicidio perché avrebbe ucciso simulando un suicidio. Secondo una perizia del 2018, la donna morì “con grande probabilità” a causa di una “asfissia prodotta da impiccamento” e sul cadavere, riesumato, non c’erano “lesioni scheletriche” riconducibili ad un “eventuale strangolamento, parziale o totale, con successiva sospensione del corpo”. Agli atti sono finiti anche i risultati delle consulenze affidate ad esperti dai familiari (legali Gian Luigi Tizzoni e Pier Paolo Pieragostini).

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