Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, risponde a un blog di Alberto Marzocchi, pubblicato su ilfattoquotidiano.it, in merito alla cittadinanza onoraria per Patrick Zaki. Riportiamo di seguito il suo messaggio.

di Giorgio Gori*

Gentile Alberto Marzocchi,
cerco di dare una risposta alla domanda che mi viene rivolta dal suo post sul tema della mancata concessione della cittadinanza onoraria di Bergamo a Patrick Zaki.

Dico subito che sono favorevole a riconoscere la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki: come gesto di solidarietà per ciò che sta subendo, come forma di pressione sul governo perché gli sia riconosciuta la cittadinanza italiana e in definitiva come forma testimonianza della vasta mobilitazione di cittadini e istituzioni a favore della sua liberazione. Personalmente ho anche firmato la petizione – che ha raccolto 250mila firme – dalla quale è scaturita la mozione approvata dal Senato per concedere la cittadinanza italiana a Zaki. Questo orientamento è assolutamente condiviso dalle forze di maggioranza che sostengono la mia giunta, prova ne sia che il Consiglio comunale, alcuni mesi fa, ha approvato una mozione che chiedeva al governo di fare tutto il possibile per ottenere la liberazione di Zaki.

Rispetto alla cittadinanza onoraria, tuttavia, il regolamento del Comune di Bergamo prescrive che per la concessione sia necessaria una maggioranza qualificata, ovvero i 4/5 del Consiglio Comunale, l’80 per cento dei Consiglieri. È chiaro quindi che il solo sostegno dei gruppi della maggioranza non sia sufficiente, ma che sia imprescindibile anche quello dell’opposizione (o di larga parte di essa). Se le minoranze non sono d’accordo, la proposta non può essere approvata. Martedì scorso, nella seduta del Consiglio comunale durante la quale la consigliera Romina Russo, del Partito democratico, ha presentato la proposta di cittadinanza a Patrick Zaki, le minoranze (la Lega in testa) hanno espresso delle perplessità. È stato subito chiaro che non avrebbero votato la proposta e la seduta, di conseguenza, è stata sospesa per poter ricercare una soluzione concordata.

La scelta, alla fine, è stata quella di superare la proposta di cittadinanza onoraria cittadina per condividere un appello al governo per la concessione a Zaki della cittadinanza italiana, accompagnato da un impegno per il sindaco e per la giunta a promuovere sul territorio azioni di sensibilizzazione rispetto alla vicenda del giovane incarcerato dalle autorità italiane. L’ordine del giorno così modificato è stato votato all’unanimità.

Con ciò, non vedo molti punti di contatto – o di contrasto – con la vicenda della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, conferita dalla Città di Bergamo negli anni ’20 e cancellata dal Consiglio Comunale qualche anno fa, durante il mio primo mandato.

Mi preme invece ricordare che nei sette anni del mio incarico il Consiglio comunale di Bergamo ha approvato numerosi ordini del giorno a sostegno dei diritti umani e l’amministrazione si è distinta per le proprie politiche di inclusione, di accoglienza, di vicinanza agli ultimi, di condanna della violenza e ogni tipo di discriminazione.

A Patrick Zaki non verrà attribuita la cittadinanza onoraria, che pure avremmo voluto riconoscergli, ma faremo sentire la nostra voce perché sia liberato e perché cessino le violazioni di cui la sua personale e drammatica vicenda è divenuta in questi mesi un simbolo.

*l’autore è sindaco di Bergamo

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