Non si placano le polemiche sulla scelta di Riccardo Puglisi e Carlo Stagnaro come consulenti del governo Draghi per la politica economica. Ora però ad essere finiti nel mirino sono gli economisti firmatari della lettera a Draghi contro quelle nomine. Sul Corriere della Sera, Antonio Polito commenta il loro appello partendo dal fascismo giapponese che “inventò il crimine di pensiero” per “punire non solo gli atti, ma pure le idee”. Salvo smentire recisamente, poco dopo, di voler “fare paragoni tra le tragedie asiatiche di un secolo fa e l’appello di un nutrito gruppo di economisti italiani che vorrebbero togliere a due loro colleghi l’incarico di consulenti del governo per ciò che professano, accusandoli di essere «portatori di una visione economica estremista». In una parola – tappate le orecchie ai bambini – di essere «liberisti»”. Il vero paragone, in effetti, Polito la fa con “la lunga e triste storia di appelli di intellettuali capaci di innescare o favorire pericolose campagne di odio ideologico“. Con tanto di riferimento esplicito all’assassinio di Marco Biagi. Emanuele Felice, ex responsabile economia del Pd e firmatario della lettera, su Twitter commenta: “Siamo stati accostati addirittura ai fiancheggiatori delle Br. Dal principale giornale italiano. Questo per aver firmato un appello in cui si criticavano alcune nomine del governo. La questione è più seria, in effetti… e riguarda la democrazia e la libertà in questo paese”. E aggiunge che “anche la Società italiana di economia, e con lei altre 10 associazioni accademiche di area economica, critica le nomine della task force per il Pnrr”. Chigi ha chiarito che non si tratta di una task force per il Recovery, ma più in generale di consulenti del Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica.

“I firmatari dell’appello non sono fascisti giapponesi, ma bensì orgogliosi esponenti della sinistra italiana, ed è proprio in quanto tali che vogliono far fuori i due «ultrà liberisti» intrufolatisi nelle strutture pubbliche. Bisogna però ammettere che da molti anni non vedevamo usato a fini di discriminazione professionale l’argomento dell’orientamento culturale“, scrive Polito. “Il che è tanto più singolare da parte di un’area politica che è in primo piano nella battaglia per eliminare ogni altra forma di discriminazione, di razza, di genere o di religione”. In realtà, fanno notare molti commentatori, anche le consulenze del governo Conte furono aspramente criticate proprio per l’orientamento culturale degli economisti coinvolti, in particolare Mariana Mazzucato, vincitrice nel 2020 del John von Neumann award e in aprile insignita da Mario Draghi e Sergio Mattarella dell’onorificenza di Grande ufficiale Ordine al merito della Repubblica italiana. Puglisi su Twitter la definì “l’*economista* più sopravvalutata degli ultimi 100 anni (ma begli occhiali)” e “fortemente ideologica“.

Polito riconosce che “per fortuna non siamo più al tempo in cui additare al pubblico ludibrio un economista poteva costargli la vita (l’ultima volta è successo a Marco Biagi)”. Ma “ciò non toglie che bisogna tenere la guardia alta contro gli ostracismi basati sull’orientamento scientifico degli studiosi. La mamma dei cretini è infatti sempre incinta”. Lasciando intendere, dunque, che chi critica può istigare alla violenza. E ancora: “Non è rassicurante che nell’appello pubblico gli economisti non facciano i nomi dei bersagli. Sarà perché, come la Chiesa, condannano il peccato e non i peccatori? O forse perché vogliono dar loro un’ultima possibilità di redenzione attraverso una pubblica abiura delle idee precedenti? I «procuratori del pensiero» del fascismo giapponese offrivano questa chance, prima della condanna. Ma, come abbiamo detto, i nostri economisti non sono fascisti giapponesi”.

Per Stefano Fassina (Leu) “sembra una pagina di “1984”, invece è @antoniopolito1 @corriere: 150 economisti chiedono un minimo di pluralismo culturale in un quadro mediatico e istituzionale di dominio liberista, ma vengono associati al fascismo a là giapponese”

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