Non solo interventi di negazionisti del cambiamento climatico e sostenitori di lobby varie, a cominciare da quella delle armi e del tabacco visto che Carlo Stagnaro è anche curatore del libro di Steven Milloy “Fuma pure. Scienza senza senso“. Uno degli argomenti su cui l’Istituto Bruno Leoni e il suo responsabile della ricerca si sono dedicati con più passione è quello delle concessioni autostradali. Difendendo a spada tratta i concessionari privati. Oggi i due “Bruno Leoni boys”, Serena Sileoni e Stagnaro, sono tra i consulenti di palazzo Chigi sulla politica economica e si occuperanno, tra l’altro, di valutare l’impatto degli investimenti da effettuare con i denari del Recovery fund. Non pochi soldi finiranno alle infrastrutture, autostrade comprese. Nel “comitato di indirizzo” dell’Ibl siede tra gli altri Fabio Cerchiai, uomo dei Benetton e presidente di Atlantia (la holding che controllava le autostrade ora vendute a Cassa depositi e prestiti).

Solo lo scorso 8 aprile Carlo Stagnaro firmava insieme a Franco Debenedetti (presidente di Ibl e fratello di Carlo De Benedetti) il paper “Autostrade: nazionalizzare per privatizzare”. Nel documento si contesta la scelta di aver coinvolto Cassa depositi e prestiti nell’operazione. Autostrade, se proprio doveva essere venduta, avrebbe dovuto essere comparta direttamente dal Tesoro e poi rimessa sul mercato. “Il bene da preservare è la gestione privata di autostrade”, si legge a consuntivo. Secondo i due autori, Aspi è stata pagata poco ai suoi proprietari. I circa 9 miliardi di euro si collocano infatti nella parte bassa della forchetta individuata dagli analisti come valore dell’asset. Ma il vero problema non è questo. Secondo Debenedetti e Stagnaro si sarebbe dovuto intervenire su governance e regolamentazione senza metter mano alla compagine societaria. Insomma i Benetton dovevano rimanere lì dove stavano. Ora che il danno è stato fatto, il suggerimento è di rivendere quanto prima a nuovi investitori privati. Del resto, come twitta Stagnaro, purtroppo contro l’intervento dello Stato in economia “non esiste vaccino”.

Lo scorso 8 giugno su il Sole 24 Ore, Antonella Olivieri ha ben ricostruito i termini finanziari dell’operazione. Lo Stato ha pagato Autostrade lo stesso prezzo a cui l’aveva venduta. Ora però si accolla anche gli 11 miliardi di debiti, di cui la società è stata caricata dai soci privati. Quando acquisirono la rete, nel 2000, i Benetton di soldi propri ne tirarono fuori pochi e i debiti fatti per finanziare l’operazione sono stati poi stati scaricati sulla società. Uno schema di “leverage buyout” non insolito, ferocemente utilizzato ad esempio anche nel caso di Telecom. Nel corso di questo “ventennio privato” Autostrade ha versato nelle tasche dei soci dividendi, ordinari e straordinari, per oltre 10 miliardi di euro. Cedole sono state pagate anche attingendo al bilancio 2018, l’anno del disastro del ponte Morandi. Le intercettazioni raccolte nel corso delle indagini hanno poi reso evidente come la distribuzione di dividendi ai soci fosse prioritaria rispetto agli investimenti sulla rete.

Quella dell’Ibl per i concessionari autostradali privati è comunque una passione che viene lontano. Nel 2010 l’Istituto pubblica il suo “Rapporto sulle infrastrutture”. Alla presentazione del libro intervengono il curatore Carlo Stagnaro e, tra gli altri, Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, e Fabrizio Palenzona, presidente dei concessionari Aiscat recentemente “licenziato” da Carlo Bonomi . A coordinare i lavori il giornalista Oscar Giannino, ora consulente del presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Il rapporto, e in particolare l’introduzione a firma di Stagnaro, offre spunti interessanti. Vi si legge ad esempio che furono i privati ad avviare lo sviluppo della rete italiana, stando attenti al redditività dell’investimento. Ad un certo punto però lo Stato entra “a gamba tesa” e questo produce uno sviluppo delle autostrade “forse eccessivo” (è noto peraltro che nelle scelte del governo pressioni delle nostre industrie automobilistiche non mancarono, ndr). Per fortuna, continua Stagnaro, in tempi più recenti “pur tra molti ostacoli e difficoltà“, ricompaiono i privati. Da quel momento, scrive Stagnaro, “gli investimenti tornano a concentrarsi sulla qualità del servizio, a cominciare dalla sicurezza”. Quanto poi ai successivi rallentamenti degli investimenti, alle tariffe eccessive e all’estrazione di rendite a favore dei concessionari, “i concessionari privati non sono né artefici né responsabili né beneficiari: sono anzi vittime esattamente come i consumatori“.

Oltre all’elogio dei concessionari autostradali privati, tra i tanti contributi che Stagnaro ha prodotto per la cultura liberale italiana c’è anche lo studio “Una società armata è una società libera”. Nell’introduzione si legge tra l’altro che “Hitler disarmò gli ebrei come premessa al loro genocidio”, che “i criminali temono più i cittadini armati che le forze di polizia” e che “la detenzione privata di armi è l’unico ostacolo alla crescita del potere politico”. Tutti motivi per cui secondo Stagnaro pistole e fucili dovrebbero essere venduti liberamente. Nel frattempo, alla domanda rivolta alcuni giorni all’Istituto da ilFattoquotidiano.it per sapere qualcosa di più sui finanziatori non è ancora giunta nessuna risposta. Ogni anno Ibl riceve circa 900mila euro di donazioni. Una piccola parte arriva dal 5×1000 (40mila euro l’anno), il resto non è dato sapere.

Articolo Precedente

Consulenti liberisti, Polito (Corriere): “Da sinistra vogliono farli fuori”. Felice (Pd): “Ci accosta a fiancheggiatori delle Br”

next
Articolo Successivo

Pietro Salini e i manager di Webuild si aumentano lo stipendio. Vota contro Cdp che ha finanziato il gruppo con 250 milioni

next