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Parma, il carcere sembra l’unica risposta per chi è in difficoltà: serve una società inclusiva

Parma, il carcere sembra l’unica risposta per chi è in difficoltà: serve una società inclusiva
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di Marco Maria Freddi*

Caro Direttore,

qualche giorno fa sono uscito di casa per andare in ufficio. Passo davanti alla mia auto, la riconosco ma vedendo una persona alla guida tiro diritto pensando che l’auto fosse più avanti. Improvvisamente mi giro, guardo la targa e realizzo che si tratta effettivamente della mia auto.

Busso al finestrino e un giovane ragazzo apre lo sportello dell’auto, esce e trafelato mi spiega di non aver toccato nulla, l’ha trovata aperta, ci ha semplicemente dormito. Cercava continuamente spiegazioni nonostante continuassi a dirgli che andava tutto bene e alla fine, ringraziando, dinoccolando estraniato si allontana dall’auto.

Un episodio come tanti, un episodio che ha lasciato un segno, l’odore della povertà dei senza fissa dimora, una percezione sensoriale che non è solo un acre odore d’alcol, di fumo ed escrementi, è l’odore della mancata umanità e solidarietà di una società ricca, la cui povertà è ricchezza ai loro occhi. Un episodio come tanti, un episodio come quello di una madre disperata che, come ad Ardea ma sempre a Parma, ha denunciato il figlio, di tutta evidenza malato psichiatrico, per averla picchiata. È finito, neppure a dirlo, nella discarica sociale che è il carcere, carcere come unica soluzione per chi – malato – non trova, come quotidianamente accade nella città di Mario Tommasini, risposte dai servizi territoriali psichiatrici.

Ora, che l’istituto del carcere sia inutile e dannoso, un istituto che rappresenta la negazione dei principi di umanità e dei nostri principi costituzionali, da Radicale non mi dice nulla di nuovo; ma i due episodi, due episodi così dolorosi, dicono di quanto ancora ci sia da fare in tema di diseguaglianze e di risposte dovute a chi è così fragile.

Questo è un altro tema: i rapporti del sistema psichiatrico territoriale in raccordo con gli altri soggetti istituzionali, oggi inesistente, cui il prossimo candidato sindaco di Parma dell’area del centrosinistra dovrebbe declinare.

Il mio vuole essere un grido in antitesi a chi orgogliosamente brandisce come vittoria dei forti sui deboli in consiglio comunale, il daspo urbano e le richieste di certezza della pena, per i poveri figli di poveri e malati psichiatrici, ignorando la differenza tra carcere preventivo e sentenze passate in giudicato e soprattutto ignorando il senso di umanità come principio base di convivenza civile che si deve a chi ha più bisogno.

Enrico Letta ha segnato un distinguo, piccoli segni che definiscono chiaramente ciò che separa la visione della società delle “destre” dalla “sinistra liberale” che aspira ad una società aperta ed inclusiva e questo segno lo vorrei sentire da chi intende rappresentare tutta l’area liberaldemocratica, socialista ed ambientalista a Parma. Vorrei avere anch’io una percezione sensoriale, sentire l’odore della giustizia, della solidarietà, dell’equità e della capacità di esprimere umanità.

*Radicale, militante dell’Associazione Luca Coscioni e Eumans, Consigliere Comunale di Parma

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