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Mario Mantovani, l’ex vice di Maroni rinviato a giudizio per dichiarazione fraudolenta. Proscioglimento dall’accusa di autoriciclaggio

La decisione del gup di Milano Roberto Crepaldi arriva a seguito dell'indagine sulla presunta spoliazione di 1,3 milioni di euro dalle onlus del gruppo Sodalitas - di cui l'imprenditore era amministratore unico - tramite finti contratti di locazione dei locali di una residenza settecentesca sequestrata nel 2017. Durante il suo mandato Mantovani è stato arrestato e nel 2019 condannato - in primo grado - a cinque anni e sei mesi per turbativa d'asta, corruzione e concussione
Mario Mantovani, l’ex vice di Maroni rinviato a giudizio per dichiarazione fraudolenta. Proscioglimento dall’accusa di autoriciclaggio
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L’ex vicepresidente di Regione Lombardia e sottosegretario alle Infrastrutture Mario Mantovani è stato rinviato a giudizio, insieme ad altre sette persone, per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, a seguito dell’indagine sulla presunta spoliazione di 1,3 milioni di euro dalle onlus del gruppo Sodalitas – di cui Mantovani era amministratore unico – tramite finti contratti di locazione dei locali di una residenza settecentesca, Villa Clerici di Rovellasca a Cuggiono, sequestrata nel 2017. Il gup di Milano Roberto Crepaldi ha invece negato il processo per l’accusa di autoriciclaggio, prosciogliendo tutti gli imputati inclusa Marinella Restelli, la moglie dell’imprenditore.

Il pubblico ministero Giovanni Polizzi ha cambiato per ben quattro volte il capo d’imputazione relativo alla vicenda: aveva contestato in un primo momento il peculato, per poi trasformare l’accusa in truffa ai danni dello Stato e ancora in appropriazione indebita (quest’ultima non procedibile per assenza di querela da parte della onlus), fino all’autoriciclaggio. A processo assieme a Mantovani (difeso dall’avvocato vicino alla Lega Domenico Aiello) andrà, tra gli altri, il suo storico contabile Antonio Pisano, amministratore di una delle onlus.

Mantovani era stato arrestato nell’ottobre 2015 – durante il suo mandato da assessore e vicepresidente della giunta Maroni – con l’accusa di abuso d’ufficio, turbativa d’asta, corruzione e concussione per aver truccato gare di appalti relative al trasporto di pazienti dializzati, all’edilizia scolastica e alle case di riposo, e per aver fatto pressioni per far assumere persone a lui vicine. Il 17 luglio 2019 è stato condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi.

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