Nei giorni scorsi il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha presentato la nuova lista civica “Milano in salute” che prenderà parte alle elezioni amministrative comunali del prossimo ottobre. Ha detto che, secondo lui, i cittadini comunali non devono essere esclusi dalle scelte regionali della gestione e delle proposte che devono essere messe sul piatto per ricostruire la sanità regionale e la salute dei cittadini dei vari territori.

Partiamo da un concetto: il sindaco è il garante della salute dei cittadini e i cittadini sono gli attori unici di ogni regione. Occorre partire da qui. Senza opposizione ma con una consapevole collaborazione fra istituzioni e parti politiche, ognuno nel proprio, al fine unico di portare positività e benessere al cittadino ed in particolare a quello che, prima o poi, possa diventare in qualche modo paziente.

Mi piace molto la parola benessere, e qualche anno fa dissi che gli ospedali occorrerebbe chiamarli così e non aziende sanitarie; il cittadino deve sentirsi in diritto di entrarvi con la speranza di uscirne in benessere. Un benessere che deve essere certamente prima da un punto di vista fisico ma che deve amalgamarsi con un benessere che coinvolge qualunque aspetto della vita. Dall’ambiente, dai trasporti, dall’inquinamento, dalla bellezza delle strade, dei prati, dai monti, dai mari e da ogni luogo che fa bene alla vista. E da oculista posso dirlo.

Naturalmente non bisogna escludere il controllo dei quartieri, delle periferie. Essere più vicini ai cittadini dalla casa loro, il Comune, che deve avere pareti più trasparenti e disponibili alla collaborazione ed alla vicinanza. Tutto ciò non può che aiutare l’amministrazione regionale che, secondo il titolo V della Costituzione, detiene la gestione della sanità.

Ma salute e sanità sono e devono restare due termini diversi. Almeno fino a quando la politica non dovesse ripensarci nuovamente a riportare la sanità ad una gestione nazionale. Io, infatti, auspico che ciò avvenga, ma la salute, dovendo essere più vicina ai cittadini, preferirei divenisse più centralizzata ai comuni, con proposte e idee positive. Perché la positività delle idee e del vivere quotidiano è uno degli anticorpi più potenti.

Lasciamo l’assessorato alla Sanità alla regione, ma ripristiniamo l’assessorato alla Salute più vicino al cittadino. Questo dico da anni. Nella mia vita una sola volta mi sono candidato ad un ruolo pubblico. Avvenne nel 2011, presi pochi voti essendo conosciuto come medico ma non avendo mai fatto il politico. Poi Valerio Onida scrisse al nuovo sindaco Giuliano Pisapia dicendo: “Non perdere questa risorsa”, perché aveva conosciuto ed apprezzato il mio impegno e le mie idee.

Quello che avrei voluto fare era proprio quello che ora prospetta Giuseppe Sala: vicinanza fra comune e regione. Avrei cioè, da assessore, parlato con l’assessore regionale in modo diretto. Da cittadino è impossibile. Purtroppo poi Pisapia scelse di togliere l’assessorato alla salute e di inglobarlo nel welfare. A volte tornare indietro permette il recupero di pezzi importanti persi.

Milano e la Lombardia devono, dopo i tanti errori del Covid-19, ripartire. Solo la collaborazione senza colore politico può dare risultati migliori per chi le istituzioni le compone e le sostiene anche economicamente. Complimenti a Beppe Sala: la nuova Milano “in salute” ti ringrazia.

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