Della musica di Franco Battiato sappiamo tutto, è inutile scriverne all’indomani della sua morte. Volendo invece condividere una testimonianza sul più grande cantautore italiano di sempre (anche se definirlo tale potrebbe essere limitante), ho rivolto lo sguardo entro la dimensione insondabile del misticismo congiunto alla sua figura. È bene ricordare una volta di più che, per comprenderne l’opera pienamente, non è possibile scindere la propensione spirituale che lo definiva dalla lucente proposta artistica; se ignorate ciò, fareste meglio a concentrare gli sforzi verso altri artisti.

Nei consueti nove punti di questo blog – che proprio nel mese di maggio compie dieci anni – proverò ad individuare alcune specifiche legate alla sua figura.

1. Battiato ha iniziato a meditare da autodidatta tra il 1969 e il 1970 dopo una violenta crisi personale: “Non mi riconoscevo in niente, parliamo di una crisi fisiologica, antecedente i miei studi. Un giorno capii che esisteva un mondo spirituale da indagare, cercai di captare i segnali che inevitabilmente mi arrivarono”. Sul finire degli anni ’60, da un punto di vista musicale, tenta la via cantautorale: agli occhi della stampa è un giovane di belle speranze. Tra le diverse iniziative ricordiamo la presenza a Un disco per l’estate ma anche alla Mostra Internazionale di Venezia. Tuttavia, “la crisi”, lo porterà a rifuggire in maniera netta il successo, allontandosi dagli ambienti consolidati della “Milano commerciale” di quel tempo.

2. Yogananda, Aurobindo; sono diverse le letture mistiche indiane che ne formano il percorso, arricchito ulteriormente dallo studio della lingua araba, proprio per approcciare all’ortodossia del sufismo. Ma è l’incontro con Henri Thomasson (allievo diretto di Gourdijeff) a fare la differenza; Battiato ne segue gli insegnamenti, ma non dimentica i mistici cristiani occidentali e nemmeno “i Padri del deserto”. Di fatto diventa “spiritualmente onnivoro”.

3. Da un punto di vista musicale, gli anni intercorsi tra il 1971 e il 1977 lo proiettano entro una dimensione sperimentale inedita per l’Italia: “Cominciai a pensare che doveva esserci per forza una musica adatta alla mia personalità e che corrispondesse al percorso non solo spirituale che avevo cominciato ad esplorare”. Una ricerca che inevitabilmente troverà – ancor prima che nei dischi – le risposte entro concerti privi di sound check, sotto l’egida della pura improvvisazione: “Entravo in una specie di trance che per un’ora mi sbalzava in dimensioni differenti. Quando rientravo nel corpo, facevo fatica a riconoscere il luogo dove mi trovavo”.

4. Il mistero dell’armonia in musica, scaturisce dalla fusione di precise frequenze; il cosiddetto sviluppo armonico viene applicato nelle composizioni di Battiato mediante “la legge dell’ottava”, la quale ci riconduce a Georges Ivanovič Gurdjieff, letterato e filosofo armeno: “L’Universo consiste di vibrazioni poiché ogni cosa è energia. Queste vibrazioni sono incostanti, mutano alzandosi e abbassandosi. In alcuni momenti la vibrazione rallenta, poi riprende normalmente finché arriva al punto massimo. I punti di rallentamento sono due: il primo quasi all’inizio della vibrazione, il secondo verso la fine”. Forse potrebbe essere una legge applicabile a tutti gli ambiti della vita?

5. Battiato afferma storicamente di essere nato vegetariano: “[…] sin da piccolo, perlomeno dai racconti di mia madre, rifiutavo gli omogeneizzati di carne e mangiavo quelli di frutta o di verdura, quindi probabilmente ho avuto la fortuna di avere un organismo che rifiuta la carne e credo di essere una prova vivente che si possa vivere senza ed anche bene di salute. Essere vegetariano sarà una scelta obbligata, che prima o poi faranno tutti, anche per mantenere un certo equilibrio in natura”. In “Sarcofagia”, canzone inserita all’interno di Ferro Battuto (2005 Universal) afferma: “Come può la vista sopportare l’uccisione di esseri che vengono sgozzati e fatti a pezzi. Non ripugna il gusto? Berne gli umori e il sangue? Le carni agli spiedi crude, e c’era come un suono di vacche. Non è mostruoso desiderare di cibarsi di un essere che ancora emette suoni? Sopravvivono i riti di sarcofagia e cannibalismo”.

6. La legge della reincarnazione è un fenomeno difficile da afferrare? Non certo per lui. Nei Vangeli è un argomento trattato in maniera limpida e tutt’altro che sibillina. A tale riguardo dimostra, a più riprese, una precisa sensibilità: “La Chiesa – dice – non accetta di parlarne. Quante volte qualcuno di loro mi ha detto: ‘Sa, sono temi delicati’. ‘In che senso?’ ho risposto. Vede, io credo che dopo quest’esistenza ce ne sia un’altra, e poi un’altra ancora. E mi preparo ogni giorno alla morte come fanno i tibetani, che ogni sera prima di coricarsi girano la ciotola del cibo, vuota, e pensano: ‘Potrebbe non servirmi più'”. In termini musicali ne scrive continuamente ma è in “Testamentodi Apriti Sesamo (ultimo album di inediti uscito nel 2012 per Universal) ad esplicitare in maniera definitiva il suo pensiero.

7. Tutto e il contrario di tutto! Secondo un’intervista riportata dalla pagina Facebook “Il Pensiero di Franco Battiato“, Il percorso filosofico e mistico dell’artista continua ad evolversi e nel 2015, tornando a parlare di reincarnazione dice: “[…] La reincarnazione? Non ci credo più, è una sciocchezza da buddisti. La dimensione spirituale ti conduce alla fine del Tutto. Al punto di non ritorno. E io non vedo l’ora!”. Ma “la fine del Tutto”, come lui scrive marcatamente nei suoi testi, non è forse il termine del ciclo di vite? Conoscendo “Il Nostro”, tali affermazioni potrebbero essere l’ennesima boutade per incastrare l’ignaro intervistatore. Ad ogni modo, se quanto riportato fosse confermato, sarebbe destinato certamente a creare grandi quesiti futuri. Come la mettiamo?

8. La morte, appunto. “Attraversare il bardo” dovrebbe essere un’esperienza imprescindibile della vita e non “un problema” da riporre in un angolo delle nostre esistenze in attesa che ci colga sopraffatti. Riflettere sul fatto che niente termina per sempre riconduce a domande ancestrali: forse l’energia di cui siamo costituiti possiede le caratteristiche spirituali riconducibili all’eternità? “Mi ci sto preparando seriamente – diceva qualche tempo fa – È un passaggio, proprio come la nascita e, se hai imparato a dominare un po’ l’ego, è un transito meno spiacevole di quel che si creda. In “La polvere del branco” (inserita in Apriti Sesamo) scrive: “Pura, inaccessibile, avvolta in una eterna ombra solitaria / oscurità impenetrabile, intensa, impervia, immensa / Ha dato vita agli Dei / Nessun uomo ha mai sollevato il suo velo”.

9. Franco Battiato è stato in grado di segnare marcatamente le visioni di un ragazzino (il sottoscritto), il quale ebbe l’occasione di andare per la prima volta ad un concerto, a tredici anni. Era il 1982, pieno agosto.
Trovandomi a Vasto, in Abruzzo, venni a conoscenza che nei dintorni si sarebbe tenuto il tour de La Voce del Padrone; supplicai mio padre, il quale acconsentì ad accompagnarmi, lasciandomi davanti allo stadio (erano decisamente altri tempi). Varcai quel cancello in solitudine e sulle note di “Summer on a Solitary Beach” cominciò lo spettacolo. I ricordi sono nitidi. Nell’arco della serata ascoltai per la prima volta canzoni che ancora non conoscevo, come ad esempio “Up Patriots to Arms“, pezzi che mi schiusero le porte della sua mirabolante discografia. Proprio quella sera ebbi una vera e propria folgorazione: compresi, infatti, che il mio percorso musicale, da quel momento, non sarebbe più stato lo stesso.

Battiato ha accompagnato diverse fasi della mia esistenza; il culmine “del nostro rapporto” è stato raggiunto mediante un’intervista che gli feci proprio su queste pagine, nel 2012. Posso e desidero ringraziarlo per tutto ciò che la sua arte mi ha donato. Ho deliberatamente scelto di non chiamarlo mai “Maestro” perché quando ci provai mi disse: “Maestro è colui che ti insegna com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”.

Ringrazio le svariate testate/libri alle quali ho attinto per la scrittura del post. Non mi è possibile citare ognuno per questioni di spazio. Come di consueto gli scritti di questo blog, per essere tali, devono contemplare il godimento di una playlist collegata. La potrete ascoltare gratuitamente sul mio profilo personale di Spotify.

Buon ascolto!

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