Il Mef chiama (e paga) e Unicredit risponde. Presentando i bilanci del primo trimestre 2021 il nuovo amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel si è dimostrato possibilista riguardo ad un’acquisizione di Monte dei Paschi. La banca senese non è mai stata nominata ma Orcel ha spiegato che “Per quanto riguarda l’M&A (mergers and acquisitions, fusioni e acquisizioni, ndr) non è uno scopo in sé, ma lo vedo come un acceleratore e un potenziale miglioratore del nostro risultato strategico, quando è nel migliore interesse dei nostri azionisti e abbiamo piena fiducia nella nostra capacità di eseguirlo”. E’ più di un anno che il governo corteggia Unicredit per disfarsi di Mps, cosa che è comunque tenuto a fare entro il 2022 in base agli accordi con Bruxelles. La banca senese era stata salvata dal Tesoro nel 2017 e da quel momento lo Stato italiano è primo azionista con il 64%. Il salvataggio fu orchestrato dall’allora ministro dell?Economia PierCarlo Padoan che oggi è presidente di Unicredit.

Mettere le mani su Mps è un rischio, la banca ha bisogno di un altro aumento di capitale da 2 miliardi di euro e il periodo non è certo semplice. Negli ultimi 10 anni la banca senese ha perso oltre 20 miliardi di euro. Nessuno è disposto a rischiare e questo il Tesoro lo sa bene tanto di aver approntato una dote da oltre 7 miliardi di euro per chi deciderà di farsi avanti. L’ultimo ritocco al “premio” è contenuto nel decreto sostegni bis che ha alzato il valore dei crediti di imposta per le aggregazioni bancarie. In teoria una misura erga omnes ma è tarata soprattutto su Siena. Dopo la revisione il credito a disposizione di chi compra è salito da 2 a 3,1 miliardi di euro.

Orcel, “star” del management bancario ingaggiato per 7,5 milioni l’anno, ha presentato oggi buoni dati, tuttavia ancora non ascrivibili al suo operato. Il periodo gennaio marzo si è chiuso con un utile di 887 milioni di euro, oltre il doppio delle attese degli analisti, tanto che il titolo viene premiato in borsa con un consistente rialzo. I ricavi sono salito del 7% a 4,7 miliardi di euro. “La mia ambizione attraverso il piano, ha detto Orcel, è di portare UniCredit decisamente lontano da una fase di significative ristrutturazioni e riduzioni, per passare a una che fornisca rendimenti sostenibili al di sopra del costo del capitale per tutto il ciclo. Qualsiasi trasformazione in un istituto delle dimensioni di UniCredit richiede tempo. Un processo disciplinato per affrontarlo è fondamentale. Sono determinato a vederlo accadere il prima possibile, tale è la sua importanza sia per il nostro successo che per la nostra cultura”, ha aggiunto.

“Rinvigorire il margine d’interesse, fornire una forte generazione di capitale organico sono le priorità chiave per il team. Ciò avverrà con una rigorosa disciplina del rischio, e quindi dobbiamo riconoscere il tempo necessario per raggiungere questo obiettivo”, rileva Orcel nello spiegare che la sua attenzione durante i “primi 100 giorni, è rivolta a conoscere” i “colleghi e i punti di forza e di debolezza dell’azienda, al fine di progettare un nuovo piano strategico che presenteremo al mercato nella seconda metà di quest’anno”, ha affermato ancora l’amministratore delegato.

Il responsabile finanziario Stefano Porro aggiunge che “l’utile netto sottostante è migliorato nel primo trimestre a 0,9 miliardi di euro. Si tratta di una performance rilevante e di un inizio d’anno incoraggiante, considerando che l’impatto del Covid-19 sulle economie e sulla vita delle persone ha continuato a farsi sentire”, afferma. Il risultati nel loro complesso ci hanno “permesso – spiega ancora Porro – di remunerare i nostri azionisti con un ritorno di capitale complessivo che per quest’anno è stimato a oltre 1 miliardo di euro tramite distribuzione di dividendi e riacquisto di azioni, equivalente a un rendimento di circa il 6 per cento

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