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Recovery, Meloni chiede di rinviare il dibattito in Aula: “Camere lasciate all’oscuro del testo, l’indecenza ha un limite”

"In Italia, ormai, la democrazia è sospesa anche grazie all’ampia maggioranza che sostiene il Governo, che su un tema così importante ha deciso di rinunciare ad esercitare il suo ruolo", sostiene la leader di Fdi, accusando l'esecutivo di aver mandato troppo tardi il testo al Parlamento. "Il presidente del Senato, Casellati e il presidente della Camera, Fico non hanno proprio nulla da dire? Al capo dello Stato sta bene così?"
Recovery, Meloni chiede di rinviare il dibattito in Aula: “Camere lasciate all’oscuro del testo, l’indecenza ha un limite”
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“Rinviare il dibattito parlamentare”. Fratelli d’Italia protesta sui ritardi nell’invio del Recovery plan al Parlamento – licenziato Consiglio dei ministri solo sabato notte – e chiede che sia dato più tempo a deputati e senatori per studiare il testo. “Tutto ciò è letteralmente inaudito e mi auguro che gli altri partiti facciano sentire la loro voce. Anche l’indecenza ha un limite”, ha scritto Giorgia Meloni su Facebook nelle scorse ore, attaccando il governo per aver trasmesso la versione definitiva del Piano a meno di 48 ore dall’inizio del dibattito. Oggi infatti alle 16 è atteso l’intervento a Montecitorio del premier, cui seguirà la discussione generale. Domani, invece, si replica a Palazzo Madama. Il tutto in tempi serratissimi, perché entro il 30 aprile l’esecutivo dovrà spedire il documento all’Unione europea.

“In Italia, ormai, la democrazia è sospesa anche grazie all’ampia maggioranza che sostiene il Governo, che su un tema così importante ha deciso di rinunciare ad esercitare il suo ruolo“, ha aggiunto Meloni. “Tutto normale? Il presidente del Senato, Casellati e il presidente della Camera, Fico non hanno proprio nulla da dire? Al capo dello Stato sta bene così? Fratelli d’Italia non sarà complice di questo scempio”. Un punto su cui Fdi – unica forza di opposizione – ha insistito più volte nei giorni scorsi, mentre i partiti che sostengono il governo Draghi non hanno avuto nulla da ridire. Quando a Palazzo Chigi c’era Giuseppe Conte, invece, erano in tanti a denunciare un presunto mancato coinvolgimento del Parlamento, a partire da Italia viva.

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