La sensazione? All’Italia continua a mancare un sogno di grandezza! Continua a mancare la scrittura futura, il romanzo collettivo. La brutta sensazione è che l’Italia, nonostante Draghi e nonostante l’Europa, scelga ancora il piccolo cabotaggio. Un esempio? Il Pnrr parla di ristrutturazione energetica per un minor impatto ambientale degli edifici scolastici (riconversione verde) e del cablaggio delle aule (transizione digitale). Ma cosa significa realmente?

All’atto pratico è spesa corrente e basta. Senza collegarla a una strategia di sistema non si traduce necessariamente in un investimento che porta alla crescita. Non basta fornire le scuole di tablet e banda larga per avere un’idea di futuro e ammodernare l’economia. E non basta certo per rifondare le nostre scuole sotto l’insegna della grandezza culturale italiana. Saranno forse scuole un può più efficienti, ma certo non saranno quegli spazi pubblici (anche monumentali) che servono alla vera crescita di una nazione. Le scuole italiane tra cinque anni saranno più grandi, avranno campi sportivi, laboratori, teatri? Credo di no.

Nella bozza del piano è pieno di interventi del genere, nel principio indiscutibili, ma nei fatti insufficienti a cambiare la traiettoria dell’economia italiana. Senza una strategia, il Pnrr rischia di essere per l’ennesima volta un’occasione perduta, un traguardo mancato. Solo un massiccio piano di spesa e grandi opere che non servirà a consegnare alle nuove generazioni un Paese ricco di nuove opportunità.

E invece ciò che serve all’Italia, e per cui la buona politica deve impegnarsi, è ricominciare a scrivere la storia, a combattere per gli interessi della comunità, a pensare in grande senza fermarsi all’oggi. Un oggi senza prospettive, senza progetti, senza visioni. Perché se priva di progettualità, la politica diventa un treno senza rotaie, un aquilone senza vento, una macchina senza benzina, un aereo senza ali.

Se non ricominciamo a creare un’idea di futuro per le nuove generazioni, a generare ricchezza attraverso l’economia reale, a gettare fondamenta per chi e per ciò che verrà, la politica fallisce ancora una volta. Rimane solo routine, amministrazione, gestione del quotidiano. Schiavitù del presente. E del passato.

La Buona Destra nasce soprattutto per questo: per dare visione del futuro oltre il presente. Per dare orizzonte oltre l’immediatezza. Perché la politica sia di nuovo in grado di costruire fondamenta solide che puntino a obiettivi concreti e investimenti strategici. Per regalare un lascito alle future generazioni, superando ogni assistenzialismo dal fiato corto – sull’esempio del reddito di cittadinanza o della spesa corrente diffusa a pioggia – per tornare a pensare in grande. Per tornare a pensare all’eternità.

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