La conoscenza rende liberi (Socrate), ma di norma non ti rende felice (Marfella).

“Meno sai, meglio stai” è un famoso proverbio che è stato ed è la linea guida, la stella polare di riferimento di tutti i governi della Regione Campania e del Comune di Napoli. Nonostante tutti i suoi guai quotidiani, il popolo di Napoli è sempre stato e rimane un “popolo sostanzialmente felice”, in grado di convivere ogni giorno con difficoltà eccezionali e spesso insormontabili per tutti, riuscendone a uscire sempre con sagacia grazie anche ad una forte dose di autoironia. Questa è l’anima di Pulcinella, che non a caso viene considerato nato ad Acerra, la città simbolo in Campania, come Brescia in Lombardia, del nostro disastro ambientale industriale.

Siamo da almeno tre decenni l’unica Regione di Italia che è a zero assoluto di impianti a norma di legge in grado di smaltire correttamente non i rifiuti urbani ma i rifiuti speciali, industriali e tossici, a cominciare dall’amianto e dai rifiuti speciali ospedalieri, ma nessuno lo deve sapere, tantomeno chi governa la regione Campania.

Siamo la Regione i cui cittadini ogni giorno si alzano, e, specie prima della pandemia, vanno a lavorare in nero per non meno del 47% di tutte le attività manifatturiere esistenti, specie nei settori tessili e calzaturiero, ma nessuno lo deve sapere, e tantomeno tentare di calcolare, come ho fatto io, in non meno di seimila tonnellate i rifiuti industriali da smaltire illegalmente, ogni giorno, con gli invincibili roghi tossici della Terra dei Fuochi campana.

Siamo la regione che quindi, con uno smaltimento scorretto di non meno di seimila tonnellate di rifiuti industriali ogni giorno da oltre 30 anni (più di tutti i rifiuti urbani che sono 5500 tonn/die), danneggia la salute pubblica non solo avvelenando l’aria con i roghi tossici di Terra dei Fuochi ma avvelenando anche le falde acquifere superficiali.

I forestali del Generale Costa trovavano decenni fa, grazie al vigile eroe Michele Liguori, 84 pozzi su 102 solo ad Acerra pesantemente inquinati da tricloro e tetracloroetielene, cancerogeni certi per cancro della vescica, ma ancora non abbiamo ricevuto nessun dato ufficiale dagli “esperti” regionali sulle falde acquifere (Campania Trasparente: ???) da ben oltre 5 anni.

Siamo la terza città metropolitana di Italia e godiamo di uno dei più bei golfi e panorami del mondo ma basiamo tutto il nostro “lungomare liberato” su tre gallerie al cui interno il traffico automobilistico viene bloccato e diventa assassino. All’interno della Galleria Vittoria sono stati riscontrati nel 2020 valori terrificanti (circa 220 mcg/m3 per il solo NO2, limite di legge 40) che fanno impallidire persino Milano e tutta la Lombardia messe insieme, come ha appena certificato, per l’ennesima volta, la bellissima ricerca voluta dai “Cittadini per l’aria” di Milano, ovviamente: perché a Napoli, di norma, nessuno lo deve sapere.

Siamo l’unico porto dell’intero Mediterraneo che non solo mostra gravissimi indici di inquinamento dell’aria da polveri sottili, ma che si trova pure con le principali strutture e depositi in piena “zona rossa” del Vesuvio, vulcano attivo, il più pericoloso del mondo, per la eruzione minima del quale sono previste nella zona del porto non meno di 300 kg/mq di ceneri bollenti e tossiche.

Nel porto di Napoli però, non esistono solo le maxi navi da crociera – senza elettrificazione delle banchine – i cui motori restano accesi in pieno centro cittadino e sono pari a circa 50mila auto diesel a motore acceso in pieno centro, ma soprattutto esistono enormi depositi di benzina mai delocalizzati e depositi di GPL e ora (si tenta) anche gas naturale per rendere “ecologiche” le maxi navi da crociera.

In caso di eruzione minima del Vesuvio pertanto, esiste il concreto rischio, certificato anche dai Vigili del Fuoco, di maxi esplosioni in pieno centro storico di Napoli in grado di non consentire il ritrovamento neanche di calchi umani inceneriti tra tremila anni, ma nessun napoletano né deve né forse vuole saperlo, per evitare di dovere litigare coi petrolieri, magari amici di camorristi, e ci affidiamo felici e devoti alla protezione, veramente eccezionale, di tutti i Santi, della Madonna e soprattutto di San Gennaro.

Il registro tumori di Napoli centro, che dovrebbe certificare l’eccesso di morti per inquinamento, è fermo sempre al preistorico anno 2012. E adesso, dopo avere lottato per decenni per spiegare che la migliore canapa da droga di Europa, a maggiore concentrazione di cannabinoidi, la coltiviamo noi sui Monti Lattari da decenni al posto del pomodorino del piennolo, scopriamo che col nome di “el chapo” si vende a Scampia, ma consuma i nostri figli nella ricca Chiaia,..

Io mi metto a cercare dati sul consumo di droghe a Napoli (patria di uno dei serial più famosi al mondo come “Gomorra”) ma devo purtroppo scoprire che, come sempre da decenni, non esce un solo dato sul consumo reale di droga a Napoli! Non dobbiamo sapere nulla neanche su quante e quali droghe consumiamo a Napoli, la patria di Gomorra! Non ci sono dati sul consumo di farmaci e droghe né nelle fogne né nei fiumi, al contrario di Milano e Roma. Nessuna nostra Università se ne vuole occupare.

Fece scalpore, meritandosi la prima pagina de Il Mattino, che la Università Federico II si è premurata di studiare il contenuto di cocaina nelle anguille del Tamigi di Londra, ma non in quelle del Volturno in Campania. Apparve un titolone provocatorio in prima pagina: “Prima i capitoni!”. Tutti hanno fatto finta di non capire.

Napoli è la terza città metropolitana di Italia, la Regione Campania è una delle regioni più belle e più importanti di Italia, ma noi di Napoli non dobbiamo sapere nulla di nulla delle cose che contano e che servirebbero ad esempio a un candidato Sindaco per potere governare meglio.
Evidentemente perché ci vogliono fare campare, ma soprattutto morire, ignoranti e felici.

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