L’indice di contagio in Italia scende (di poco) sotto la soglia d’allarme di 1: il valore dell’Rt nazionale è ora a 0,98, contro l’1,08 di una settimana fa. L’incidenza, a sua volta in calo, si attesta a 232,7 casi ogni 100mila abitanti, mentre sette giorni fa era a 240,3. E l’età media di chi contrae l’infezione in queste settimane è intorno ai 40-50 anni, ma sono in decrescita i contagi tra gli operatori sanitari e gli over-80, due delle categorie che hanno avuto la priorità vaccinale. Il monitoraggio settimanale presentato dalla cabina di regia segnala un andamento dei contagi in leggero miglioramento, ma gli esperti avvertono che in tutto il Paese la circolazione di varianti a maggior trasmissibilità è “largamente dominante”, il che indica “la necessità di non ridurre le attuali misure di restrizione”. Sta inoltre peggiorando ulteriormente la situazione negli ospedali: il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è complessivamente in aumento e sopra la soglia critica in 14 Regioni (41% di media contro il 39% della scorsa settimana). È per questo che la classificazione dei territori in base alle fasce di rischio rimarrà pressoché invariata: il ministero della Salute ha fatto sapere che a partire da martedì 6 aprile solo Marche, Veneto e la provincia di Trento passeranno dalla zona rossa a quella arancione. Nessuna novità per le tutte le altre Regioni.

Brusaferro: “Decrescita casi tra categorie vaccinate” – Intervenuto in conferenza stampa per presentare l’esito del monitoraggio, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ha confermato che “nell’ultimo periodo la curva epidemica ha iniziato a decrescere”, ma si tratta di una “decrescita molto lenta“. L’esperto avverte che l’indice Rt è sceso sotto la soglia di allarme ma di poco, mentre l’incidenza dei casi su 100mila abitanti è ancora ben lontana dal livello di guardia (fissato a 50 su 100mila). A favorire i contagi sono le mutazioni del Covid, che corrono anche fra i più piccoli: “Per quanto riguarda la variante Uk e brasiliana abbiamo visto molti focolai anche tra i bambini più piccoli e gli adolescenti, e ci sono dati umbri che mostrano incidenze molto elevate”, ha chiarito il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza in conferenza stampa. “I bambini in età scolare possono arrivare a contare per un 25% del totale della trasmissione secondo alcuni studi”. Buone notizie arrivano però dal fronte dei vaccini: “L’età media di chi contrae l’infezione è stabile ed è intorno ai 40-50 anni, ma il numero di nuovi casi tra operatori sanitari rimane basso, a conferma dell’efficacia delle vaccinazioni”, aggiunge Brusaferro. “C’è anche una decrescita dei casi tra gli over-80, sempre attribuibile alle vaccinazioni”.

Varianti e tracciamento – Nel monitoraggio settimanale, i tecnici dell’Iss e del ministero della Salute sottolineano poi che l’incidenza, seppure in diminuzione, “comunque resta elevata e ancora lontana dai livelli (50 per 100mila abitanti) che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e del tracciamento dei loro contatti”, si legge in una nota dell’Istituto superiore di sanità. Inoltre, i dati di incidenza e trasmissibilità, “seppure in lieve decremento, uniti al forte sovraccarico dei servizi ospedalieri richiedono di mantenere rigorose misure di mitigazione nazionali accompagnati da puntuali interventi nelle aree a maggiore diffusione”. Nel monitoraggio gli esperti ribadiscono quindi che, “alla luce della ormai ampia diffusione di alcune varianti”, bisogna “mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche”. C’è però un trend positivo: è infatti in diminuzione il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione, mentre la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in lieve aumento (34,4%).

L’aumento dei ricoverati – A preoccupare è la pressione sul sistema sanitario: il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è ancora in aumento da 3.546 (23/03/2021) a 3.716 (30/03/2021). Anche il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è anche cresciuto e resta sopra la soglia critica (44%) con un aumento nel numero di persone ricoverate in queste aree: da 28.428 (23/03/2021) a 29.231 (30/03/2021). Rimane alto il numero di Regioni che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (14 contro 12 della settimana precedente), evidenzia la cabina di regia Iss.

6 Regioni a rischio alto – Complessivamente, si legge ancora nel dossier, il rischio epidemico si mantiene elevato in sei Regioni (Calabria, Emilia-Romagna, Liguria, Puglia, Toscana e Veneto) che hanno un livello di rischio alto. Tredici Regioni/Province autonome hanno una classificazione di rischio moderato (di cui sette ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e una Regione (Basilicata) e una Provincia Autonoma (Bolzano) hanno una classificazione di rischio basso. Guardando all’indice Rt, il valore più alto si registra in Valle d’Aosta con 1.52, seguita da Calabria e Campania a pari merito con 1.33. Le regioni con il dato più basso sono invece Abruzzo, Umbria, Emilia Romagna e le Province autonome di Trento e Bolzano, tutte con valori attorno allo 0.8.

I nuovi colori delle Regioni – Il monitoraggio stabilisce i colori in vigore nelle singole Regioni a partire da martedì 6 aprile, dopo i tre giorni di zona rossa nazionale per le festività di Pasqua. “Auspichiamo un passaggio di colore”, aveva detto il governatore del Veneto Luca Zaia, confermando poi l’uscita dalla zona rossa della sua Regione dopo un colloquio con il ministro Speranza. Ci sperava anche la Campania, che invece rimarrà in zona rossa insieme a Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Puglia, Toscana, e Valle d’Aosta. Passano in arancione Marche, Veneto e provincia di Trento, aggiungendosi ad Abruzzo, Basilicata, Lazio, Liguria, Molise, Sicilia, Sardegna, Umbria e Provincia di Bolzano.

Articolo Successivo

Covid, la conferenza stampa settimanale sui dati dei contagi con Brusaferro e Rezza. La diretta

next