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Spionaggio russo, si fa presto a dire Guerra Fredda

Spionaggio russo, si fa presto a dire Guerra Fredda
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Si fa presto a dire Guerra Fredda ma allora, quando veniva scoperta una spia, non seguiva un comunicato stampa. L’incredibile vicenda del capitano di Fregata beccato con le pive nel sacco dal Ros dei Carabinieri scuote gli ambienti diplomatici e militari ed evoca la Guerra Fredda. Gli ingredienti ci sono tutti: un ufficiale della Marina e un militare russo, accreditato all’ambasciata di Mosca a Roma, i due da tempo si scambiano documenti, non sanno che l’Aisi, l’Agenzia Informazioni Sicurezza Interna, li tiene d’occhio e ha già informato lo Stato Maggiore della Difesa.

L’affaire potrebbe avere contorni pazzeschi, vedremo. Se non fosse per quei miseri 5000 euro: tanto ha intascato il capitano di Fregata per passare documenti top secret che riguarderebbero sistemi di telecomunicazione militare e carte della Nato. Ora l’uomo si trova in stato di fermo per spionaggio e rivelazione di segreto mentre il cittadino russo e un suo complice sono stati immediatamente espulsi dalla Farnesina. Non sappiamo dunque da quanto tempo andasse avanti questo mercato e quali danni possa aver creato alle informazioni riservate, ma quei 5mila euro e questo immediato rimbalzo delle notizie…

Un tempo, stanato lo sporco traffico, si sarebbe stappata una bottiglia al chiuso di un ufficio impregnato di fumo, se proprio si voleva festeggiare. Poi si passava a studiare la faccenda e lì iniziava un contorto dialogo a distanza da una sponda all’altra, si aprivano trattative o ricatti, c’era sempre qualcosa da scambiare. Di certo non arrivava il pm di turno, a nessuno veniva in mente di condurre le operazioni chiedendo permesso. Roba da far tremare i polsi a pensarci oggi, ma allora era così.

La storia della Guerra Fredda è accaduta fuori da ogni ufficialità, ancorché gli storici cerchino documenti ufficiali. Figurarsi cosa accadeva per le faccende di spie. Vi immaginate il folle James Angleton chiamare l’ufficio del procuratore per spiegare come veniva reclutate le ex spie naziste? O il mitico colonnello Yuri Drozdov, immortalato ne Il ponte delle spie da Steven Spielberg, discutere i particolari di un comunicato stampa?

La brutta storia di oggi ci fa pensare, piuttosto, a poveracci in cerca di soldi, magari persi al gioco, improvvisati felloni che si vendono carte nell’era del digitale, più che a spie. Ci ricorda, in definitiva, che la Guerra Fredda è lontana.

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