Questo spazio giace inutilizzato da tanto, lo so, ma questa pandemia sembra creare distorsioni temporali. Ci costringe tutti a fare la vita di involontari pensionati e improvvisamente ho capito perché gli anziani dicono che il tempo passi velocemente. Però, in compenso, ho letto tanto ed è di una delle mie letture che vorrei parlare ora che sono risorta (giusto in tempo per Pasqua!), soprattutto alla luce di una notizia recentemente emersa riguardo una scuola nella provincia di Bergamo.

Straight Jacket di Matthew Todd purtroppo non è tradotto in italiano, ma è una lettura che chiunque capisca l’inglese dovrebbe fare. Nonostante sia un libro scritto primariamente dalla prospettiva di un uomo gay, tutto il contenuto del libro può essere applicato a qualsiasi essere umano, seppur in diverse misure. Ma di cosa parla il libro? Di molte cose, come dipendenze, meccanismi di difesa, mancanza di autostima, ma soprattutto di vergogna.

Quest’ultima non è un sentimento che abbiamo a prescindere, ma che nasce soltanto in relazione alla società. Cos’è dopo tutto la vergogna se non la sensazione di (poter) essere giudicati negativamente dagli altri per qualcosa di sbagliato che abbiamo fatto? La vergogna può avere una funzione positiva nella società: se rubi e te ne vergogni, probabilmente non lo farai più. Cosa succede però quando per esempio un bambino viene fatto costantemente vergognare di essere in sovrappeso? Quel bambino crescerà provando vergogna per molto più tempo del dovuto, il che possibilmente distruggerà la sua autostima e magari lo spingerà a dei meccanismi di difesa nocivi come mangiare ancora di più o sviluppare alcolismo in età adulta. Il sovrappeso è però qualcosa che una persona può cambiare. Il bambino, con il supporto dei genitori, potrebbe fare un percorso terapeutico e dietetico e smettere di essere in sovrappeso. Per quanto doloroso e orribile sia quel tipo di bullismo, dipende comunque da una condizione che può essere cambiata.

Cosa succede però se un bambino (o bambina!) viene bullizzato per qualcosa che non potrà mai cambiare come il proprio orientamento sessuale? Quella vergogna verrà assorbita in maniera diversa, diventerà ontologica. La causa della vergogna non è qualcosa che il bambino ha fatto o che può cambiare. La causa della vergogna è la sua stessa esistenza. Aggiungete all’equazione che non sono solo i bambini: la società, inclusa spesso la famiglia stessa del bambino, lo considera sbagliato, facendolo quindi costantemente e perpetuamente vergognare di essere sé stesso, di esistere. È così che giungiamo alle statistiche orribili sul tasso di suicidio e dipendenze delle giovani (e non) persone LGBT+. In quanto persone LGBT+, troppo spesso veniamo bullizzati continuamente dalla società (cos’è il bullismo se non spingere attivamente alla vergogna una persona per una sua caratteristica?) per la nostra stessa esistenza in una maniera che non ci lascia respiro né scampo.

Immaginate adesso che non siano solo i compagni di classe, la famiglia e la società in genere a bullizzarvi, ma anche specificamente la scuola. L’istituzione che, al di sopra di tutto, dovrebbe educare (anche al rispetto, alla gentilezza, alla tolleranza, al vivere civile), sta letteralmente educando voi, i vostri compagni e le vostre famiglie a bullizzarvi.

Potete immaginare quanto danno una situazione del genere potrebbe arrecare? E non si tratta solo di chi viene reso direttamente vittima, ma anche del fatto che a tutti gli altri viene inculcato il messaggio che svilire persone appartenenti a quella categoria sia normale e giusto! Sarebbe sicuramente una situazione tragica, ma siamo in un paese civile, giusto? Sbagliato!

Questo è quello che sta facendo il Centro scolastico La Traccia a Calcinate, una scuola paritaria cattolica che già nel 2018 fu oggetto di medesime segnalazioni. Come riporta il testo di un esposto presentato al provveditorato di Bergamo, da una decina d’anni passano da lì centinaia di adolescenti a cui viene propinata un’educazione sessuale che “insegna” che l’autoerotismo è sbagliato (a che serve conoscere il proprio corpo e sapere cosa ci piace così magari da guidare anche il nostro partner?), che gli omosessuali sono “maschi falliti” e “femmine mancate” (perché è ovvio che se non fai a gare di rutti e non cerchi di infilarlo in ogni buco sotto a delle tette che maschio sei, no?), che (il grande successone intramontabile) gli omosessuali sono più propensi alla pedofilia (cosa smontata da qualsiasi ricerca seria in merito).

Ma immaginate che quel corso sostenesse anche che chi ha un pene piccolo è un maschio mancato. O che in quel centro avessero un corso di educazione alimentare in cui insegnassero che i ciccioni sono dei falliti. Che avesse un corso di educazione sociale in cui insegnassero che chi fa lavori manuali è per natura meno intelligente. Cosa direste allora?

La cosa che in tutto questo mi fa più rabbia è che questo atteggiamento è tipico di persone che lottano contro le adozioni per coppie omosessuali perché bisogna proteggere i bambini. Quali bambini? Vi prego, ditemelo! Quali bambini? Quali bambini e ragazzi esattamente state cercando di proteggere e far crescere in un ambiente sano?

A riprova di questo, la Traccia ha (pietosamente) risposto di volersi proporre “come scuola della persona, tesa a promuovere il valore di ogni singolo individuo nella sua originalità secondo i principi costituzionali” e che “il suo percorso formativo quotidiano si svolge nel rispetto del valore di ogni persona”. Promuovono il valore di quali persone, di grazia? E quale valore? In che modo chiamare dei ragazzi omosessuali “maschi mancati” è promuoverne e rispettarne il valore? Queste affermazioni non fanno altro che confermare il mio senso di nausea dato che evidentemente loro certe domande proprio non se le pongono.

Quello che vedo è che dei minori e della loro educazione a questa gente non frega assolutamente niente. Non gliene frega niente del dolore e dei danni spesso indelebili che causano alla loro psiche. L’unica cosa a cui danno importanza è un’agenda politica conservatrice che non dà alcun valore alla vita e alla sofferenza umana. La verità è che tutta questa gente che urla “pensate ai bambini!” in realtà sta pensando solo a se stessa. Le loro sono solo parole vuote dietro cui si nascondono. Citando Modugno-Pasolini: “ma queste son parole e non ho mai sentito che un cuore, un cuore affranto, si cura con l’udito”.

Per questo c’è una petizione su Change.org per fermare questo scempio. Vi prego, firmatela. Fatelo per quei ragazzi.

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