La farò breve, che tutto vorrei tranne che dare attenzione al senatore Simone Pillon, quello dell’interrogazione parlamentare sulla stregoneria nelle scuole bresciane. Sì, stregoneria. Il fatto è che il suddetto senatore ha recentemente deciso di criticare pubblicamente Louis Vuitton per aver scelto un uomo, Jaden Smith, come testimonial della nuova collezione femminile. E fin qui, stica**i, visto che il “farfallino” Simone – nomignolo ispirato dall’accessorio modaiolo che indossa sempre – in passato è già svolazzato su temi più spinosi; con buona soddisfazione del brand francese che proprio nel clamore sperava. Visibilità per tutti e quindi tutti contenti. La mia attenzione, semmai, l’ho dedicata e – folle! – vorrei continuare a dedicarla ai seguaci del senatore.

A. E. commenta il post del leghista mettendoci in guardia da “l’enorme interesse per vendere le medicine per cambiare sesso… d’altronde i bambini sani sono inutili per le grandi farmaceutiche, e come fare per guadagnare anche su di loro?” Per A. L. è una questione di soldi, perché si sa che normalmente gli uomini guadagnino meno delle donne: “Sta togliendo lavoro alle ragazze. Perché magari lo pagano di meno. Donne fatevi sentire”. Per C.R. la colpa è dell’attore Will Smith, padre di Jaden: “Nei film fa tanto il duro… Ma nella vita reale la moglie lo ha tradito più volte e lui non ha fatto niente come un senza palle. In più la figlia si crede un maschio e il figlio si veste da donna. Ecco che succede quando un uomo non porta i pantaloni. Altroché!”

Continuare sarebbe finanche divertente, ma in fondo doloroso. Sta di fatto che a pensarla in questo modo sono in tanti: un migliaio i like a qualche ora dalla pubblicazione del post del senatore, pochi di meno i commenti. Chissà quanti altri ne arriveranno. A loro e non solo a loro, vorrei allora raccontare di Helen Hulick, che ottant’anni fa, all’epoca dei fatti, era una ragazza. Helen fu vittima di un episodio grave, se non traumatizzante: si ritrovò faccia a faccia col ladro che le aveva scassinato la serratura di casa. Immaginate la scena, lo spavento. Quando il tribunale di Los Angeles la chiamò a testimoniare lei, che era la vittima, venne cacciata via. Il motivo? Indossava dei pantaloni. Altre due volte fu convocata la seduta e altre due volte Helen venne scacciata per essersi testardamente presentata con indosso dei pantaloni. Al terzo tentativo il giudice la condannò a 5 giorni di carcere per oltraggio alla corte. Lei, la vittima del furto, in galera.

Eppure non fu lei l’avanguardista. Prima di Helen Hulick altre due donne, Elizabeth Smith Miller e Amelia Bloomer, si presentarono in pubblico con qualcosa che somigliava a dei pantaloni, e furono colpite con verdura e palle di neve, insultate. Ma era l’Ottocento, un’epoca lontana; oggi certe cose non accadrebbero (?). Sono sicuro, infatti, che tra le migliaia di persone pronte a bullizzare un uomo con una borsa non ci siano donne che indossano pantaloni, men che meno mariti o figli di donne con i pantaloni.

Una donna con i pantaloni ieri, un uomo con la borsa oggi: è così che i “4 goebbels miliardari vogliono farci diventare molluschi senza forma”. Anche questa citazione è liberamente tratta dai commenti sulla pagina di Pillon. Ma stavolta mi fermo qui sul serio, ché devo andare a mangiare frittata di cipolle davanti alla partita in tv per ribadire la mia virilità. Au!

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