Il pm di Milano Paolo Storari ha chiesto la revoca immediata dell’amministrazione giudiziaria che era stata disposta nei confronti di Uber Italy a fine maggio del 2020. La richiesta si basa sulla relazione positiva degli amministratori giudiziari, dopo il commissariamento per caporalato sui rider. La Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese deciderà nei prossimi giorni. Il termine per la decisione è di 15 giorni. Nell’udienza Cesare Meroni e gli altri due amministratori giudiziari, nominati dal Tribunale (il commissariamento disposto è per un anno ma potrebbe essere revocato), davanti alla sezione presieduta da Fabio Roia, al pm Paolo Storari e ai legali della società, hanno illustrato la relazione e, in particolare, i protocolli per la sicurezza e la salute dei rider che sono stati adottati in questi mesi.

Emerge che Uber Eats Italy si è dimostrata “sensibile ed efficiente” nell’eliminare ogni forma di sfruttamento e caporalato e c’è stato un “progresso culturale da parte della società sia per il miglioramento della sua organizzazione sia nell’ambito dei rapporti coi rider per la loro tutela e sicurezza”. Dalla relazione è emerso anche che le “tariffe” applicate rispettano il contratto nazionale e sono anche migliorative.

Il pm Storari ha quindi fatto presente che, sulla base della relazione degli amministratori giudiziari, “le condizioni sono obiettivamente migliorate sia sotto il profilo economico del trattamento dei rider che della sicurezza” e che “lo sforzo è stato fatto e ora la società può procedere con le sue gambe“. In particolare, sul fronte delle tariffe pagate ai fattorini, Uber Eats Italy, oltre ad applicare il contratto nazionale, sulle corse brevi (circa 10 minuti tra ritiro e consegna) paga il 40% in più, su quelle “medie” il 20% in più. Tutti aspetti che la Procura valuta positivamente, assieme anche ai protocolli sulla sicurezza e sulla salute dei rider che prevedono, tra le altre cose, pure un’assicurazione che copre anche nei confronti di terzi e il riconoscimento facciale per evitare il fenomeno della condivisione degli account.

Secondo il pm quello applicato ora da Uber è adottato anche da tutte le altre piattaforme che fanno parte di Assodelivery. I rider di Uber sono dotati di caschi per le bici “in modo gratuito”, di “fasce catarifrangenti“, “supporti smartphone“, “giacche antipioggia che saranno distribuite da aprile” e altro si spiega ancora nella relazione. E poi ancora “dispositivi anti-covid” ogni 60 giorni, video con le “regole base sulla sicurezza” e per “contrastare il fenomeno dell’account sharing” è stato adottato un “software sofisticato che prevede il controllo facciale” del rider. In più, un “importantissimo piano di corsi formazione sulla sicurezza stradale e di igiene alimentare”, ma anche corsi di italiano per stranieri.

E al giudice Roia, che ha chiesto quanto vengono pagati ora i fattorini, dato che il procedimento è partito dopo le verifiche sulla “condizione di sfruttamento economico” dei rider, gli amministratori hanno spiegato che la “attuale tariffa” applicata è quella del contratto nazionale che prevede un “compenso minimo di 10 euro lordi“, più integrazioni sulle “condizioni avverse”, incentivi e un “sistema premiale” di 600 euro ogni 2000 corse annuali. In più Uber Eats ha previsto una soglia minima per le corse più brevi. Inoltre, è stato chiarito, ora c’è il divieto “di intermediazione”, ossia di usare società che si interfacciano coi rider per le consegne, come accadeva prima. Da qui la contestazione del caporalato nell’indagine che aveva accertato che i fattorini venivano pagati 3 euro o meno a consegna in qualsiasi condizione e che sarebbero stati anche derubati della mance e vessati.

“La relazione odierna dell’Amministratore Giudiziario conferma gli ottimi risultati ottenuti fino ad ora e che stiamo procedendo nella giusta direzione. Continueremo a collaborare con le autorità per far sì che Uber sia sempre un passo avanti in termini di conformità ai più elevati standard nel settore del food delivery in Italia”. Lo spiega Uber Italia in una nota nella quale ricorda anche che “a fronte della relazione dell’amministratore giudiziario, il pm e la società hanno concordemente richiesto la revoca anticipata della misura”.

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