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Mercato auto Europa, un gennaio da dimenticare. Immatricolazioni a -25,7%

Continua l'impatto negativo della pandemia sulle registrazioni di veicoli nel vecchio continente, pesantemente in calo anche nel primo mese dell'anno. Numeri in rosso per i quattro mercati continentali più importanti (Germania, Italia, Spagna e Francia), come pure per il Regno Unito. Non si arresta la tendenza al rialzo per le vendite di elettriche e ibride plug-in, sostenute da forti programmi di incentivazione statale
Mercato auto Europa, un gennaio da dimenticare. Immatricolazioni a -25,7%
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Parte male il mercato dell’auto in Europa: a gennaio le immatricolazioni sono calate del 25,7%. Leggermente peggio di come si era chiuso il 2020, il cui cumulato si era fermato ad un -24,3%. Comunque la si veda, sono cali importanti. E generalizzati, visto che hanno interessato quasi tutti i 27 Paesi dell’Unione Europea.

Ma a tradire sono stati soprattutto i quattro più importanti, vale a dire la Spagna (-51,5%), la Germania (-31,1%), che ha pagato un’anticipazione degli acquisti per una temporanea riduzione dell’Iva, l’Italia (-14%) e la Francia (-5,8%). Anche il Regno Unito, alle prese con una stretta delle misure anti-pandemia, ha lasciato un tributo pesante sul campo: -39,5%. In controtendenza la Svezia, che ha fatto registrare un +22,5%.

Notazione d’obbligo per il “neonato” gruppo Stellantis: tra UE, Paesi Efta e Regno Unito a gennaio ha immatricolato 178.565 veicoli. Ovvero il 27,5% (con una quota del totale che scende dal 21,7 al 21,2%) in meno rispetto al primo mese dello scorso anno, quando tuttavia Fca e Psa erano ancora due entità separate.

“La contrazione”, chiarisce in una nota il Centro Studi Promotor, “è severa e interessa tutti i mercati nazionali dell’area tranne Svezia e Norvegia. Il calo del mercato italiano (-14%) è decisamente più contenuto di quello dell’intera Europa Occidentale e continua anche a gennaio 2021 la forte accelerazione in termini di crescita percentuale delle vendite delle vetture elettriche e ibride plug-in“.

Una spinta, quella dei veicoli a batteria, che pare dunque non affievolirsi neanche in tempi di pandemia, quando le dinamiche del mercato sono senza dubbio più complicate. Una tendenza, che tuttavia non può bastare, come spiega il CSP: “Questa positiva evoluzione della composizione della domanda che interessa tutti i paesi dell’area è certamente dovuta a incentivi molto generosi, ma anche alla crescente consapevolezza da parte degli automobilisti della necessità di contenere le emissioni di CO2. In valore assoluto gli acquisti di auto elettriche e plug-in non hanno però una consistenza tale da compensare la forte caduta della domanda complessiva”.

La sensazione è che l’afflato positivo nelle vendite di vetture elettriche sia destinato ad affievolirsi se e quando i programmi di incentivazione statale dovessero venire meno, in Europa. Anche se per il vecchio continente, e in particolare per l’Italia, il Recovery Fund potrebbe essere un ottimo volano per la transizione verso una mobilità più ecologica, qualora si decidesse di investire sull’auto.

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