Il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini risulta indagato in un fascicolo per abuso d’ufficio aperto dalla Procura di Ferrara sulla vicenda delle presunte pressioni denunciate un anno fa, con un esposto, dal sindaco di Jolanda di Savoia, Paolo Pezzolato. All’esposto era allegato l’audio di una telefonata tra il governatore e il sindaco. Il caso fu sollevato dalla Lega in piena campagna elettorale per le imminenti elezioni regionali: secondo Pezzolato, dopo la decisione della vice-sindaca Elisa Trombin di appoggiare la candidata leghista Lucia Borgonzoni, Bonaccini avrebbe fatto pressioni perché Comuni limitrofi rifiutassero di condividere con Jolanda di Savoia alcuni dipendenti.

L’iscrizione del governatore nel registro degli indagati è stata rivelata dal Resto del Carlino, che spiega come l’atto risalga ad alcuni mesi fa e sia un atto dovuto. “Sapevamo dell’iscrizione – spiega al quotidiano di Bologna il professor Vittorio Manes, difensore di Bonaccini – ma non abbiamo alcun profilo di preoccupazione“. L’indagine è in corso, con deleghe affidate alla polizia giudiziaria: il Carlino riferisce di circa 30 persone ascoltate in Procura, tra cui i sindaci di Copparo, Tresignana e Riva del Po.

Il primo cittadino di Jolanda di Savoia, infatti, dopo un incontro con il sindaco leghista di Ferrara Alan Fabbri e con Matteo Salvini, parlò di pressioni indebite ricevute da Bonaccini durante una telefonata. In particolare, Pezzolato denunciò il mancato trasferimento in comando di cinque funzionari da altri Comuni dell’Unione Terre e Fiumi. Secondo la sua ricostruzione, un effetto della candidatura della sua vicesindaca, Elisa Trombin, con la lista della Borgonzoni. “La cosa che dico solo – disse Bonaccini parlando con l’amministratore e riferendosi a Trombin – è che dal candidarsi con me al trovarsela di là… chiaro che dopo allora c’è un giudizio. Se per caso vinco io, come è probabile, dopo però non mi cercate più“. Il governatore parlò di “fango“, definì la cosa “surreale” e disse di aver fatto “dell’onestà” la sua “bandiera di vita” e del suo “impegno politico”.

La versione di Pezzolato fu smentita anche da Andrea Zamboni e Marco Fabbri, sindaci di Riva del Po e di Comacchio. Spiegarono che il loro collega era informato di tutto, come da verbale di giunta dell’Unione del 13 gennaio. Il sindaco Zamboni, rivela sempre il Resto del Carlino, ha querelato Pezzolato, il quale lo aveva tirato in ballo riportando alcuni stralci di una loro conversazione.

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