Era un po’ di tempo che volevo scrivere qualcosa su questa storia degli impianti da sci. È dallo scorso inverno che chi ci governa “ci rompe i marroni” col fatto che dobbiamo metterci il cuore in pace: gli impianti di risalita non aprono. Capisco che lo sci di pista faccia girare una fetta non indifferente della nostra economia, ma, accidenti, non esistono solo quelli che si fanno mettere il piattello sotto il sedere. Esiste anche una fetta di popolazione che vede la montagna in modo diverso, ma per chi ci governa pare non esistere e viene trattata come il resto della popolazione, senza che esista in ciò una qualsiasi logica.

Ci voleva un bell’articolo di Stefano Ardito, nota firma di montagna, per darmi il la a scrivere su questo tormentone. Stefano finalmente ha il coraggio di dire quello che tutti noi che amiamo la montagna non cementificata, non elettrificata, non cannonata, non banalizzata vorremmo dire: che siamo purtroppo governati da gente che di montagna non sa nulla e conosce solo questa.

Quando la realtà è ben diversa e in Italia esiste un esercito di ciaspolatori e sci-alpinisti che ammonta a più di mezzo milione di persone, che, guarda un po’, non distruggono l’ambiente, non fanno assembramenti, e non dovrebbero essere penalizzati dalla visione miope di chi governa.

“Credo che non si tratti di odio, ma soprattutto di ignoranza. Anche i politici hanno diritto alla privacy, ma ho l’impressione che nei fine settimana dei signori Conte, Speranza, Boccia e Di Maio, e di molti leader regionali, ci sia spazio per sveglie sul tardi, vassoi di paste, partite di calcio (magari in tribuna d’onore) e riunioni di partito, ma non per un po’ di sana fatica nella natura. Quando il premier ha dichiarato con aria infastidita a Lilli Gruber che “tutto ciò che ruota attorno alle vacanze sulla neve è incontrollabile”, per poi mettere sullo stesso piano sci e tombolate, ha dato l’impressione di conoscere la neve solo attraverso i cinepanettoni, e non in maniera diretta”.

Parole sacrosante. Siamo governati da gente che ignora che esista questa Italia rispettosa dell’ambiente. Del resto, cosa aspettarsi da chi le vacanze estive le trascorre solitamente spaparanzato al sole in uno stabilimento balneare?

Per carità, mi rendo conto che non sia semplice in un periodo di pandemia fissare regole ed eccezioni, però questo divieto di esercitare attività fisica a contatto con la natura appare davvero irrazionalmente penalizzante. E, quanto ad irrazionalità, essa fa il paio con quella norma valdostana che permette invece sì di fare sci-alpinismo, ma solo accompagnati da una guida alpina. Motivazione? Sarebbe uno sport pericoloso e si rischia di gravare ancor di più sulla sanità regionale. La norma è talmente sconcertante che lo stesso Club Alpino Italiano è sbottato denunciandone la irragionevolezza.

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