C’è poco da scherzare. Quando il sangue di San Gennaro non si scioglie son dolori. È bastato l’annuncio nefasto di monsignor De Gregorio a seminare il panico tra i fedeli. E sia chiaro, meglio che anche i non credenti, quelli che storcono il labbro riproducendo un ghigno di laconico distacco, comincino a preoccuparsi. Già, perché spesso nella centenaria storia di questo rito che tra sacralità e folklore si ripete tre volte l’anno (19 settembre, 16 dicembre, prima domenica di maggio) quando il sangue di San Gennaro non si è liquefatto sono accadute discrete sciagure. Iniziamo dal settembre del 1939: niente liquefazione e la Germania invade la Polonia. L’anno successivo la storia si ripete: settembre 1940 niente liquefazione, un po’ in ritardo, forse per un eccesso di prudenza del santo, perché l’Italia era entrata in guerra da circa tre mesi. Terzo caso: settembre 1943, niente liquefazione. Giorno più giorno meno. L’armistizio dell’8 settembre era avvenuto una settimana prima, come dire: se la data in cui si entra nella Cappella del Tesoro nel Duomo di Napoli per sollevare la teca e verificare è a metà settembre mica si sono possono fare miracoli. Un filo in ritardo – le ragioni formali sono le stesse – quando scoppia la terribile epidemia di colera a Napoli nel 1973. Le cozze assassine sono di agosto. Il sangue che non si scioglie arriva quasi due mesi dopo, ma il monito è chiaro. Nel 1980 c’è puntualità. Niente liquefazione il 19 settembre ed ecco che il 23 novembre accade il terremoto in Irpinia. Come segnalano diversi siti web di storia locale non è che il sangue di San Gennaro non si sia liquefatto mai più, anzi. Ogni tanto lo scherzetto da brivido accade. Nel 1979 tra le mani di Giovanni Paolo II, ancora neofita del soglio di Pietro, non c’è verso di farlo sciogliere. Ratzinger nel maggio del 2007 rimane nella cappella per ore, ma, come ricorda lo storico cardinal Sepe, il sangue non ne volle sapere di liquefarsi. Addirittura secondo Famiglia Cristiana il sangue di san Gennaro di fronte ai pontefici si è sciolto una sola volta: nel 1848 tra le mani di Pio IX in fuga da Roma che con l’aiuto dei francesi arrivò a Napoli e chiese espressamente di poter sfiorare la sacra teca. Più fortunate, invece, le autorità politiche partenopee. Il comunista Bassolino, sia sindaco di Napoli che presidente della regione Campania, nel 2009 si mise in fila tra i cittadini in attesa e arrivato al cospetto della teca con sangue sciolto la baciò con trasporto. Anche l’ex DC, la sindaca Jervolino non si è sottratta al rito. Recentemente ha fatto scalpore sia il bacio di Di Maio nei giorni in cui si doveva eleggere il capo politico del Movimento5Stelle o la più recente totalizzante e voluttuosa affettuosità tra baci e carezze dal sindaco De Magistris. Sempre in attesa che la liquefazione non si compia tra poche ore dopo lunghe preghiere e con la nuova osservazione del sangue di San Gennaro dalla teca nella Cappella del Duomo.
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