Dicono che il grande Oiccarbetrof (ma forse il nome va letto diversamente) avrebbe molte cose da scrivere sul nostro tempo: sul leader leghista Matteo Salvini, per esempio. Direbbe che stima i presidenti della Commissione Antimafia: ma quelli di una volta, nominati dalla Democrazia cristiana che ha sempre saputo trovare come presidenti uomini diversissimi per temperamento, per età, per formazione intellettuale, ma assolutamente concordi nell’orrore virtuosamente nutrito per la verità, che avrebbe mostrato legati ai clan mafiosi politici di primissimo piano.

E’ che la Dc faceva le cose per bene, e non avrebbe mai nominato all’Antimafia uno come Nicola Morra che pone domande (e pretende risposte) sui legami di Salvini con Arata, e con Nicastri “condannato in primo grado per mafia come amico di Messina Denaro”.

Per il Capitano erano perfetti i presidenti Antimafia del passato, come il senatore Pafundi, un vecchio signore, la cui presidenza inconclusiva, come era nei taciti patti, finì come in dissolvenza e a un certo punto svanì; o come il giovane deputato ligure on. Francesco Cattanei che nei primi giorni all’Antimafia, direbbe Oiccarbetrof, parve Napoleone in battaglia, arrivò a promettere che avrebbe fatto “saltare una Santa Barbara” e tutti attesero il botto. Invece rientrò a Sestri Levante, suo paese natale, e là lo si poteva vedere, in una famosa pasticceria del luogo, ingozzare bignè. La Santa Barbara non saltò e la Dc, per premiare questo inutile giovane di aver evitato il fragore, lo nominò sottosegretario.

Oggi Salvini e l’integerrimo Caimano devono tenersi invece Nicola Morra che prende sul serio – pensa tu! – la presidenza dell’Antimafia. Mille volte meglio quel galantuomo del senatore Luigi Carraro, la cui protervia, direbbe Oiccarbetrof, era addirittura cordiale e finì per renderlo ammirevole. Presiedette l’Antimafia e intervistato dava risposte come queste: “Non sono stati trovati elementi di prova”.

Lo posero di fronte a casi di malcostume che facevano addirittura parte della tradizione popolare, come i canti di Omero, e lui diceva: “A me non risulta”. Quando i suoi nipoti gli chiesero: “Ma tu, nonno, sei stato presidente dell’Antimafia?” Rispose: “Sì, ma senza prove”. Nessuno riuscì a dimostrare infatti che sia stato davvero giudice. Di Morra diranno invece che l’infangarono per una frase su Jole Santelli, mentre cercava (realmente, non per finta) elementi di prova sulle collusioni mafia-politica nel nostro martoriato Paese.

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