Adesso tutti a sparare su Nicola Morra. Ha sbagliato certo ad accostare il tema politico alla malattia oncologica (un grave errore di comunicazione) e ha chiesto scusa, ma tutta la prima parte della dichiarazione è perfetta: “Tallini è stato il più votato nel collegio di Catanzaro, se non il più votato in Calabria. È la dimostrazione che ogni popolo ha la classe politica che si merita”. Diceva le stesse cose Giorgio Bocca, quando invitava la società civile calabrese a prendere coscienza della propria responsabilità (L’inferno, Mondadori, pp. 13-67). “Ribellarsi è giusto”, tacere e assecondare col proprio voto l’andazzo politico-mafioso è da irresponsabili.

Qualcosa va detta però anche sugli ipocriti che si scandalizzano per le dichiarazioni di Morra: “Parole vomitevoli – dice Salvini – chiedo le dimissioni di questo deficiente”. Un uomo pieno di moralità: peccato che nei comizi in Calabria (a Rosarno, per esempio) avesse in prima fila i boss locali ad ascoltarlo. Giorgia Meloni è lapidaria: “Indegno, dimettiti!”. Sulla “dignità” tiene un seminario coi fascisti: s’è iscritta una certa classe dirigente che “essendo sospettata di pensare soltanto ai suoi beni, è anche detta, per l’appunto, benpensante”.

Silvio Berlusconi, intanto, consulta l’integerrimo Dell’Utri e quei geni del Pd che lavorano per portarlo in maggioranza. Questo il quadro. Al quale s’aggiunge l’esclusione dalla tv pubblica del presidente della Commissione antimafia. Assurdo! Ma dice molto del clima: la riabilitazione politica di Berlusconi e la censura di un combattente antimafia sono le due facce della stessa medaglia.

B.COME BASTA!

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