Con ogni evidenza la pandemia Covid sta aumentando le disparità e le diseguaglianze in tutto il mondo capitalista, del quale purtroppo ancora facciamo parte. La pandemia ha stracciato definitivamente il velo della deleteria illusione neoliberista, che ha stoltamente immaginato di poter affidare al mercato e al gioco incontrollato delle forze economiche la soluzione dei problemi personali e sociali.

Alcune imprese, prime fra tutte quelle che controllano la rete globale e quelle farmaceutiche, ne stanno uscendo rafforzate, altre, come quelle di servizi e di turismo, sono fortemente colpite. Milioni sono già le vittime in tutto il mondo, oltre cinquantamila ormai in Italia. Colpiti in modo particolare sono i settori più vulnerabili, come gli anziani, i poveri, le popolazioni indigene. Catastrofici sono anche gli effetti sull’economia nel suo complesso.

Non è per nulla casuale che gli Stati che escono meglio e anzi rafforzati dalla pandemia sono quelli che hanno mantenuto il controllo statale dell’economia e affermato la centralità dei diritti individuali e collettivi, a partire da quello davvero essenziale alla salute. I dati dei contagi e delle vittime, ma anche quelli relativi all’andamento del Pil, sono lì a confermarlo senza possibilità di smentite.

Paesi come la Repubblica popolare cinese, Cuba, Nicaragua, Venezuela e altri hanno mostrato un approccio a mio avviso esemplare nei confronti del virus, pure se alcuni di essi sono ancora sotto il pesante giogo delle sanzioni genocide decretate dagli Stati Uniti e in qualche caso anche dall’Unione europea. Buono anche l’approccio di Paesi come la Corea del Sud e il Giappone che pure possono contare su di una notevole disciplina sociale.

Disastrosa invece la situazione in Paesi tuttora dominati dalle logiche neoliberiste che si accompagnano necessariamente a una criminale sottovalutazione del pericolo: Stati Uniti (speriamo che ora Joe Biden capovolga i misfatti del suo scarsamente rimpianto predecessore che pare voglia infine piegarsi al responso delle urne), India, Brasile e altri Paesi latinoamericani oggi scossi da ondate di giustificata rivolta.

Restituire alla mano pubblica tutta la sua forza demiurgica è più che mai necessario in tutto il mondo e anche in Italia. Le aziende che hanno guadagnato sulla pandemia vanno assoggettate a pesanti tassazioni, da concordare necessariamente a livello internazionale, mentre quelle che ne soffrono vanno aiutate a superare questo difficile momento. E’ necessaria più in generale una forte redistribuzione dei redditi, mediante misure come le imposte patrimoniali che colpiscano le grandi e medie fortune, e l’introduzione di forme di reddito universale di cittadinanza.

Il vaccino va prodotto su grande scala e reso accessibile a tutta la popolazione mondiale, superando i vincoli determinati da accordi che salvaguardano la proprietà intellettuale dei privati, come i famigerati Trips. L’Oms deve assumere nuovi e decisivi compiti per guidare la risposta mondiale al Covid. In tutti i Paesi deve essere attribuita la necessaria centralità alle istituzioni che assicurano fondamentali diritti sociali, come la salute ma anche l’istruzione e la cultura. Non sono più tollerabili i particolarismi di chi, come certi “governatori”, conduce a volte un’oggettiva opera di boicottaggio dell’interesse comune.

A un mese dal Natale, si moltiplicano le lamentele di chi ha sempre approfittato di questa ricorrenza per realizzare profitti, trasformando una festività religiosa, che attiene in quanto tale agli aspetti più nobili e permanenti dell’animo umano, in un’orgia oscena di consumismo e di superfluo. Addirittura vi sono settori privilegiati che si lamentano per l’impossibilità di trascorrere le consuete settimane bianche nelle località sciistiche. Lamentele insopportabili, in un Paese che ha appena toccato il nefasto traguardo delle cinquantamila vittime da Covid.

Abbiamo la fortuna di avere oggi un leader, religioso ma anche culturale e politico, come Papa Francesco, che in alcune sue mirabili encicliche, come Laudato Si’ e Fratelli tutti ci ha indicato la strada da seguire per salvare e migliorare l’umanità, contando sulla salvaguardia ambientale e lo sviluppo di forti legami di solidarietà tra tutti gli esseri umani, quale che ne sia la provenienza, l’etnia, la religione o la collocazione sociale. L’insegnamento di Francesco è fondamentale anche rispetto al Natale: non per comprare, ma per dare agli altri.

E il migliore regalo che possiamo dare agli altri, ma anche a noi stessi, è oggi quello di una società nuova e migliore di quella precedente, adottando tutte le misure individuali e collettive necessarie al raggiungimento di questo ambizioso fine.

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