A inizio novembre aveva presieduto i funerali in Montenegro di Amfilohije Radovic, capo della Chiesa ortodossa serba in Montenegro morto per le conseguenze del coronavirus all’età di 82 anni. E pochi giorni dopo, al suo ritorno in Serbia, anche il 90enne patriarca Irinej era risultato positivo al coronavirus. Inizialmente le sue condizioni, nonostante l’età, non sembravano preoccupare, anche se il religioso era stato ricoverato in un ospedale militare il 4 novembre. Ma il suo stato di salute si è aggravato negli ultimi giorni, con complicazioni cardiovascolari e respiratorie. Ieri era stato intubato e poco dopo è morto. Le immagini del funerale di Radovic – che ai fedeli diceva “in attesa del vaccino abbiamo i pellegrinaggi, il Vaccino di Dio” – avevano suscitato molto scalpore: in piena pandemia covid, le migliaia di fedeli presenti al corteo non rispettavano il distanziamento fisico né indossavano la mascherina.

Eletto 45esimo patriarca della Chiesa ortodossa serba nel gennaio 2010, Irinej era su posizioni considerate mediane e conciliatrici fra gli esponenti ortodossi più rigidi e conservatori e quelli più aperti e riformisti. Sulla questione del Kosovo tuttavia il patriarca scomparso, pur favorevole al dialogo fra Belgrado e Pristina, era fermo nel ribadire la sua appartenenza alla Serbia, e nel difendere il patrimonio religioso, artistico e culturale serbo in Kosovo. Stando ai media, Irinej potrebbe essere sepolto nella cripta della Cattedrale ortodossa di San Sava a Belgrado. Irinej era da 10 anni il leader spirituale degli ortodossi serbi.

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