Il Tar del Lazio, notizia di questi giorni, ha fermato i medici di famiglia, stabilendo che non sono tenuti a visitare i pazienti positivi al Covid-19. Si tratta dell’effetto di un ricorso presentato dal Sindacato dei medici italiani (Smi) a tutela dei medici di medicina generale. Una sentenza discussa, che interviene su un punto molto delicato dell’emergenza che stiamo vivendo. La pandemia sta stressando il sistema sanitario nel suo complesso e l’impegno dei medici di famiglia è determinante per alleggerire la pressione sugli ospedali.

Nel corso della diretta quotidiana sui canali social de ilfattoquotidiano.it la dottoressa Paola Pedrini, segretario del Fimmg (federazione italiana medici di medicina generale) Lombardia, intervistata dal vicedirettore Simone Ceriotti e da Martina Castigliani, ha commentato così il pronunciamento del tribunale amministrativo laziale: “In effetti è stata una sentenza particolare. Per quanto riguarda i pazienti Covid, all’inizio dell’emergenza sono nate le Usca, delle unità speciali di colleghi dedicati solo all’emergenza e dotati di tutti i dispositivi di protezione che i medici di famiglia non avevano perché scarseggiavano. Oggi in effetti la disponibilità di questi dispositivi è migliorata. Quindi, se il medico non è in condizioni di fragilità, non vedo perché si debba adesso vietare la visita del medico di famiglia presso i propri pazienti. Se c’è la disponibilità del medico e può essere fatto in sicurezza, per me può andare a domicilio”.

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Unità speciali per il coronavirus: così utili, così disattese

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