Ci risiamo. Per la quarta volta dall’inizio della pandemia Matteo Salvini torna a chiedere un condono. Anzi questa volta ne chiede tre: “Edilizio, fiscale, tombale. Se non fai un condono in tempo di guerra non lo fai più”, dice il leader della Lega a Porta a Porta. Con il partito in calo nei sondaggi, staccato nel gradimento dei leader da Giorgia Meloni (che secondo Emg per Agorà ha superato anche Giuseppe Conte), il numero uno del Carroccio è tornato a rilanciare uno dei cavalli di battaglia del centrodestra tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000. Una sanatoria totale su tasse evase e case abusive che negli anni è stata aupiscata da destra a sinistra. A parte Silvio Berlusconi, specialista del ramo, il penultimo a proporla è stato l’altro Matteo, cioè Renzi: nel suo libro uscito prima dell’estate chiedeva un condono sul denaro in nero. “Tiro fuori il contante, pago una tassa, ricevo la possibilità di non essere perseguito”, era l’idea del leader di Italia viva.

Quello della Lega, invece, vorrebbe un condono triplo: “Edilizio, fiscale, tombale“. La tesi di Salvini è la seguente: “C’è bisogno di fare emergere, fatti salvi gli illeciti penali, tutto quello che è nascosto, perchè l’Italia ha bisogno di recuperare questi soldi. Se c’è qualcuno che ha cento euro che non può utilizzare per mille motivi, magari nelle cassette di sicurezza della nonna, gli dici me ne dai 20 e gli altri 80 li rimetti in circolo nell’economia, Verrebbero fuori parecchie decine di miliardi. In tempo di guerra bisogna mettere in campo tutto quello che c’è”. Non si sa quante nonne abbiano le cassette di sicurezza, mentre i tempi di guerra citati da Salvini sono chiaramente quelli della crisi economica scatenata dal coronavirus. Un paragone non troppo originale.

Era il 31 marzo, alla vigilia del primo incontro dei leader del centrodestra col premier Conte durante la pandemia, quando il segretario leghista annunciava le sue richieste al governo: una “pax fiscale e edilizia”. In molti avevano subito pensato a un maxi condono su fisco e abusi. “Mi riferisco al sottotetto, alla grondaia o ai due due metri di veranda, non alla costruzione di una casa su un vulcano”, metteva le mani avanti Salvini. Una proposta evidentemente respinta dal capo del governo. Quindici giorni dopo, quindi, ecco che l’ex ministro dell’Interno confidava alle telecamere de La7 che condono “è una brutta parola in tempi di pace, ma in tempi di guerra può essere una soluzione di tutte le controversie”. Anche lì la richiesta era tripla: “La pace fiscale, pace edilizia, il blocco del codice degli appalti. Questo mi aspetto dal governo: cancellare la burocrazia e lasciare fare. Quello che non è vietato è permesso. Altrimenti dopo il virus ci sarà la fame che rischia di essere anche peggio”. Il 31 di maggio, in videocollegamento con Massimo Giletti, tornava sull’argomento: “Condoni e azzeramento della burocrazia, così si riparte. L’unico modo è togliere lungaggini”.

Nel frattempo era finito il lockdown, era cominciata l’estate e con essa un minimo di normalità nelle vite degli italiani. Anche in quella di Salvini che ha trascorso luglio e agosto facendosi vedere più volte nelle spiagge di Milano Marittima, in quelle della Toscana in vista delle regionali, al Senato – tra le altre cose – per un convegno dai contenuti negazionisti. A inizio di luglio Conte aveva di nuovo aperto all’opposizione, invitandola nuovamente al tavolo della gestione dell’emergenza. Salvini aveva rifiutato e l’8 luglio era andato a raccontare a Rtl102.5 la sua personale ricetta per uscire dalla crisi. Quale? Quella di sempre: un condono. “Serve? Assolutamente sì. Serve un condono, saldo e stralcio. Serve l’azzeramento totale di tutti i debiti del passato. Occorrerebbe il coraggio di intervenire sul piano fiscale. Servono pace fiscale e azzeramento totale di tutti i debiti del passato”. Quindi aveva fatto un esempio di come avrebbe impostato la questione: “Io Stato ti chiedo 20 euro sui tuoi 100 euro”. In quel caso la provenienza del centone era oscura: nessun riferimento alla cassetta di sicurezza della nonna.

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