La pandemia di Coronavirus ci sta accompagnando ormai da diverso tempo e non sembra essere destinata a lasciarci a breve. Nel frattempo gli sforzi di scienziati e ricercatori di tutto il mondo sono focalizzati nel cercare un vaccino che possa consentire alla popolazione mondiale di immunizzarsi e tornare a una vita normale. Si tratta di uno sforzo enorme in così poco tempo, che richiede un’elevata mole di dati da elaborare per abbreviare i tempi. Aiuti in questo senso sono giunti dai principali istituti di ricerca della terra e dai loro potenti supercomputer, ma a sorpresa anche dalla comunità di videogiocatori di un videogioco, Eve Online.

In Italia è poco conosciuto e giocato, forse per via della sua difficoltà che richiede una lunga parabola di apprendimento, ma all’estero è famosissimo, vanta una vastissima base di utenti attivi ed esiste in rete dall’ormai lontano 2003. Spiegare cos’è in maniera sintetica è difficile: si tratta sostanzialmente di un MMORPG (Massive Multiplayer Online Role-Playing Game, ovvero gioco di ruolo in rete multigiocatore di massa) a sfondo fantascientifico, interamente ambientato nello spazio, di tipo sandbox – in cui cioè non c’è un particolare obiettivo da raggiungere ma al giocatore vengono invece messi a disposizione numerosi strumenti e possibilità, per plasmare la via che preferisce, all’interno di un mondo virtuale vivo e complesso, in cui l’interazione con gli altri giocatori umani è alla base di tutto.

Il gioco è così complesso da essere riuscito a creare persino un mercato vero e proprio, le cui regole sono state addirittura oggetto di studi economici universitari e tesi di laurea, tanto è significativo ed esemplificativo di alcuni meccanismi del mondo reale. Ebbene, all’interno di questo mondo c’è da diverso tempo anche un mini-game, ovvero un gioco nel gioco, che l’utente può svolgere ad esempio nei tempi morti dei lunghi viaggi interstellari tra sistemi solari. Solitamente il gioco era destinato ad aiutare il progetto genoma, facendo sequenziare ai computer di centinaia di migliaia di giocatori del mondo determinate sequenze proteiche. Ebbene ora gli sviluppatori di CCP, software house islandese creatrice del gioco, hanno deciso di convertire il mini-game per analizzare i dati raccolti dai ricercatori, in modo da velocizzare gli studi per la ricerca di cure e vaccini. In cambio i giocatori riceveranno ricompense in-game per premiarne l’impegno. Se credete che sia un apporto minore ecco qualche numero a smentirvi: da quando è stato attivato il mini-game, ci hanno giocato già oltre 171mila giocatori, per un totale di oltre 47 milioni di analisi svolte.

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