In questi giorni molti negazionisti del Covid-19, che questa estate osannavano Zangrillo, sembrano inclini ad affidarsi a un nuovo leader: il prof. Giorgio Palù, professore emerito dell’Università di Padova.

Palù, laureatosi in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Padova, dopo aver conseguito la specializzazione in Oncologia e Patologia Generale all’Università di Pavia, ha fatto una lunga carriera e ricoperto ruoli importanti come ad esempio quello di presidente della Società Europea di Virologia. Il suo curriculum è molto prestigioso e include decenni di ricerca e collaborazioni e centinaia di articoli scientifici pubblicati in riviste internazionali.

Più volte intervistato alla tv, Palù in questi mesi ha spesso elargito opinioni e previsioni sul coronavirus. A fine febbraio, ad esempio, interveniva nel programma di Floris affermando: “È potenzialmente un virus pandemico… È un virus molto contagioso perché si è adattato alla specie umana. L’80% delle infezioni è lieve. Con una mortalità dell’1% è sicuramente più grave dell’influenza stagionale che ha una mortalità dello 0,1%”. A fine maggio, in un’altra intervista a La7 aggiungeva: “In autunno il coronavirus può tornare ancora più forte”.

Questa estate, tuttavia, cambiava idea e decideva addirittura di firmare, assieme ad altri 9 “esperti” (Zangrillo, Bassetti, Caruso, Clementi, Gattinoni, Greco, Lorini, Remuzzi e Rigoli) un documento che i media nazionali hanno chiamato il report “emergenza finita”. Non esisteva allora e non esiste oggi alcuno studio pubblicato su rivista peer-reviewed che abbia mai corroborato l’ipotesi di un virus indebolito. Inoltre, l’incremento di contagi e decessi a livello globale è rimasto costante dall’inizio della pandemia.

A fine maggio, in un’intervista a La7, Palù, parlando dell’andamento temporale dei contagi e dei decessi causati dal Covid-19, diceva: “Non ci sarà la seconda ondata”. I dati di questi giorni mostrano incrementi esponenziali di contagi, decessi, ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva. L’emergenza non è finita, ma appena iniziata.

Di recente, Palù ha rilasciato un’intervista, ampiamente condivisa dai negazionisti nei loro social media, che minimizza la gravità della seconda ondata e denuncia una “infodemia” di informazioni allarmistiche che producono “paura virale”.

Nella stessa intervista, il professore patavino dice che “il 95% dei positivi è asintomatico” anche se l’evidenza non sembra dargli ragione. In Italia, infatti, i casi positivi ma privi di sintomi sono circa il 55,9% come osservato in un report dell’Istituto Superiore di Sanità, stima molto simile al 50% rilevata in Inghilterra.

Lo studio su Vo’ Euganeo pubblicato su Nature dal gruppo di ricerca di Crisanti ha prodotto una stima del 42,7%, mentre una systematic review in via di pubblicazione ha addirittura stimato che i veri asintomatici (senza includere pre-sintomatici e pauci-sintomatici) sono circa il 17%. Inoltre, il ruolo importante degli asintomatici nella trasmissione del virus è stato dimostrato da numerosi studi, anche se in una nuova meta-analisi si evidenzia che gli asintomatici sono responsabili per un numero di contagi inferiore rispetto ai sintomatici.

Palù sembra inoltre minimizzare il pericolo dovuto all’incremento (esponenziale) di ospedalizzati e spiega: “Molti di questi ricoverati hanno sintomi lievi e alcuni sono ricoverati per ragioni sociali perché non hanno a casa nessuno, sono anziani, hanno paura o non hanno chi li assiste”. Dove sarebbero state pubblicate le analisi empiriche a sostegno di tali affermazioni? E cosa dice dei casi in terapia intensiva (saliti a 992 il 22 ottobre)? Anche questi pazienti sarebbero stati ricoverati per ragioni sociali?

Nella parte finale dell’intervista il virologo parla della letalità Covid-19 dicendo: “Oscilla tra lo 0,3% e lo 0,6%, vuol dire una letalità relativamente bassa, più bassa di altre malattie infettive, sicuramente più bassa degli incidenti stradali, dei suicidi”.

In questo passaggio, purtroppo, Palù confonde la letalità (numero di morti per una malattia diviso numero di soggetti affetti dalla malattia stessa) con la mortalità causa-specifico (numero di morti dovuti a una certa causa su totale della popolazione). Magari è stato un lapsus!

Nel caso avesse voluto dire mortalità al posto di letalità (capita a tutti!), l’evidenza, ancora una volta, non lo sostiene: mentre il coronavirus ha già causato 36.986 decessi nei primi 10 mesi del 2020 in Italia, i morti causati da suicidi e incidenti stradali non superano le 4.000 unità ormai da anni. Una domanda: cosa sarà accaduto al Prof. Palù?

Articolo Precedente

Covid, Franco Locatelli (Cts): “Non siamo vicini alla perdita di controllo, evitiamo di farci prendere dal panico”

next