Pino Marino è uno dei migliori cantautori italiani. Lo dico da anni. E certamente non lo dico solo io. Ne parlo anche qui.

Uno dei più dotati della generazione dei Silvestri, Fabi, Gazzè, esprime una poetica personale attraverso cui far passare il reale e restituircelo in maniera straordinaria, cosicché la capiamo meglio. È un artista persino necessario in una società come la nostra e in questo momento storico; ed è questo, forse, l’aspetto più importante.

Probabilmente la caratteristica più interessante della sua poetica è quella di esaltare sempre l’aderenza tra l’uomo e l’umanità di cui dovrebbe essere degno. C’è una tensione costante, dentro le sue canzoni, che porta alla pervicacia di voler di abitare la dignità civile in doverosa convivenza con la libertà intrinseca nella condizione di natura. Ecco perché spesso le sue canzoni riescono a sfruttare le metafore limpide del mondo vegetale, tramite le quali si esprimono alcuni momenti migliori della sua discografia: andatevi ad ascoltare “L’acqua e la pazienza” o “Non ho lavoro”, per capirci meglio.

Pino Marino è uno che fa passare anni tra un disco e l’altro. Quelli bravi fanno così, perché le canzoni vengono quando devono venire. L’ultimo album, Capolavoro, è del 2015; quello prima era del 2005, per capirci. Stavolta, dimezzando i tempi di attesa, in questo nefasto 2020 è la volta di Tilt, nuovo lavoro di inediti in uscita il prossimo 30 ottobre.

Di questo disco, su questo blog presento in esclusiva il video di “Calcutta”, suo primo singolo. Qui, forse per rendere la comunicazione più diretta e immediata, perché il momento è grave e non c’è tempo per prenderla troppo alla larga, la metafora naturale lascia spazio allo scenario urbano e al livido asfalto metropolitano di Roma. “Calcutta” è un brano che fa tornare la realtà al centro: poetico realismo, come solo la grande canzone d’autore sa fare. Parla della Roma di oggi, che rimane caput mundi di una società frenetica, contraddittoria e inumana.

Il videoclip è realizzato dal regista Marco Arturo Messina. In un susseguirsi incalzante di immagini (paradigma della velocità dei nostri giorni), si mischiano la poesia e lo svilimento intellettuale e morale, il sacro con il profano, l’Oriente con l’Occidente, Roma con il resto del mondo, Pasolini e il più inaccettabile degrado, quello vero, perché etico e civile.

Eppure sottotraccia, nel video, nella musica, nel testo e nella voce del cantautore, rimane in piedi, fiera, una umanità offesa ma risarcita da canto e poesia.

E chissà se il titolo è riferito anche al cantante Calcutta, magari come simbolo di disimpegno di certa canzone italiana, mentre tutto intorno affonda miseramente. È solo una congettura, ma mi sembra abbastanza coerente e suggestiva.

Un brano straordinario, ansiogeno e che non lascia indenni. Aspettando il disco, Pino Marino con questa canzone dimostra una maturità di scrittura che arriva a vette notevoli. È davvero difficile trovare canzoni che raccontino il mondo di oggi meglio di così.

Buona visione.

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