Tornando al nostro alunno, i genitori devono contattare il pediatra per una valutazione telefonica del caso, la prescrizione del tampone e la comunicazione al dipartimento di prevenzione della Asl che organizza il test.

Ad oggi i pediatri di famiglia hanno ancora la indicazione formale dal Ministero di non visitare fisicamente i bambini con sintomi compatibili con Covid. Se questa indicazione rimarrà tale, il pediatra sarà costretto a prescrivere un numero molto alto di tamponi. Qualora invece siano autorizzati a visitare il paziente, ad esempio con febbre, ed emergesse una diagnosi di otite, quel bambino febbrile non dovrebbe eseguire il test per Covid, riducendo le preoccupazioni della famiglia, della classe, e permettendo anche una refertazione dei tamponi nasofaringei più rapida (meno tamponi immotivati, più rapido il tempo di refertazione).

L’organizzazione logistica, la comunicazione fluida e il coordinamento tra servizi (famiglie, scuola, medici sul territorio, Ats e laboratori analisi) ha rappresentato negli scorsi mesi (quando invece delle scuole in coordinamento doveva essere fatto con gli ospedali), almeno nella mia regione Lombardia, uno degli aspetti in cui le performance sono state le peggiori. In questo ambito ci sono spazi per migliorare lo schema proposto dal documento che stiamo analizzando (vedi oltre).

Se il test è positivo, si notifica il caso, si avvia la ricerca dei contatti e le azioni di sanificazione straordinaria della struttura scolastica nella sua parte interessata. Il referente scolastico Covid deve fornire al dipartimento di prevenzione l’elenco dei compagni di classe e degli insegnanti che sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi. I contatti stretti saranno posti in quarantena per 14 giorni.

Chi vive con un contatto stretto si chiama “contatto di contatto” (familiari di un bambino in quarantena perché il suo compagno di classe è positivo) e non viene posto in quarantena, salvo diversa indicazione del dipartimento di prevenzione. Questo ultimo punto si lega, ai fini dell’identificazione precoce dei casi sospetti, ad un punto fondamentale del documento, in cui si sottolinea che sia necessario prevedere un sistema di monitoraggio dello stato di salute degli alunni e del personale scolastico; nel testo si inserisce la possibilità per i dipartimenti di prevenzione la possibilità di invio di unità mobili per l’esecuzione di test diagnostici presso la struttura scolastica in base alla necessità di definire eventuale circolazione del virus.

Le quarantene dei contatti e il sistema di monitoraggio sono gli elementi cruciali per far sì che resti a casa solo chi è necessario stia a casa. Su questo ambito la capacità di adeguare il servizio ai rapidi cambiamenti che ci offre la scienza basata sulla evidenza è determinante per il successo o il fallimento dell’anno scolastico. La sola quarantena a casa per i contatti stretti non può essere uno strumento sufficiente.

La implementazione periodica del test di ‘pooling’ per la classe permetterebbe un monitoraggio più continuo, individuando anche i pazienti asintomatici (a tutto beneficio delle categorie a rischio, familiari e insegnanti anziani e/o con malattia cronica) con ottima razionalizzazione dei costi e del lavoro dei laboratori senza rinunciare alla accuratezza diagnostica; inoltre ridurrebbe i tempi di risposta diagnostica. Il pooling si basa sulla raccolta (tampone o saliva) dei secreti di tutti i componenti della classe. Un pezzettino di ogni secreto viene messo in un unico campione che si analizza. Se quel solo tampone risultasse negativo abbiamo la certificazione che in quel momento la classe è Covid free; se positivo si analizzano i singoli tamponi. Non a caso, il documento dell’Iss dedica un capitolo ai test diagnostici a disposizione.

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Scuola, per garantire un rientro in sicurezza ecco le ‘indicazioni operative’: ve le spiego

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