A volte certi fenomeni davvero non si riescono a comprendere.

L’influenza che i mezzi di comunicazione di massa esercitano sulla società di oggi talvolta è maggiore quando sono in silenzio. Soprattutto i “grandi” media godono di una vasta legittimazione sociale da parte del potere politico ed economico.

Per tale motivo il cittadino è portato a “dare fiducia e credere alla parola altrui” secondo meccanismi differenti rispetto a quelli utilizzati nella vita normale: nei media non c’è contatto diretto e personale, la fiducia nasce proprio dalla legittimazione sociale. “Lo ha detto il Corriere oppure lo riporta la Gazzetta” sono espressioni che spesso, nell’immaginario collettivo, hanno valore notarile.

Eppure talvolta ci sono notizie che dovrebbero essere riportate, oppure semplicemente riprese, in prima pagina dai “grandi giornali” ed invece te le ritrovi, chapeau, come scoop su campaniafootball.com e riprese da pochi altri giornali online minori (per il lettore comune).

Mi riferisco al caso di Emanuele Calaiò, l’ex calciatore di Napoli, Parma e Siena protagonista di una vicenda dai contorni poco chiari.

In un primo momento ammesso a partecipare al corso per direttori sportivi a Coverciano con tanto di fanfara promozionale anche sul sito della Figc che ne sottolineava la partecipazione, ci si è accorti solo successivamente alla indagine di Angelo Sorrentino che l’ex centravanti non poteva partecipare perché nel corso della stagione sportiva precedente, come recita il bando di ammissione, all’inizio del corso stesso ha subito una squalifica superiore ai 90 giorni (punto 10 comma a). Ricordiamo infatti che Calaiò nella stagione 2018-19, quando militava nel Parma, ha subito in primo grado una squalifica del Tribunale Federale Nazionale di ben 2 anni, successivamente ridotta fino al 31/12 del 2018 (quindi ben oltre i 5 mesi) e accompagnata da una corposa multa di euro 30.000,00.

Si poteva rimediare con una semplice quanto italica (dove stanno gli organi di controllo?) ammissione di colpa lieve: “Scusateci, c’è stato un errore ma Calaiò non fa parte degli allievi del corso di DS”.

Dopo 8 mesi dall’inizio del corso (sospeso durante il periodo del lockdown) ed a soli due mesi (prossimo ottobre) dal termine del programma formativo c’è stata da parte della Figc, a firma di Demetrio Albertini, la revoca dell’ammissione.

Sembra quasi inutile ora chiedersi “ma dove stavano gli organi di controllo?”. A me interessa invece capire come mai nessun “grande media” ha dedicato spazio alla vicenda in termini di cronaca e di analisi.

Perché poi ci si chiede il motivo del disinteresse dal calcio. Da quel calcio sporco, poco trasparente e basato sul sottobosco che l’informazione dovrebbe combattere con un senso di responsabilità elevatissimo, che comporti il rischio di “bucare” una notizia piuttosto che divulgare “silenzio”.

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