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Una lettera mi ha fatto capire cos’è davvero la scuola e quello che il virus ha tolto ai miei figli

Una lettera mi ha fatto capire cos’è davvero la scuola e quello che il virus ha tolto ai miei figli
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Giorni strani quelli passati ad agosto in ufficio, con momenti di picco in cui sembra di essere in pieno delirio e altri lunghi, lunghissimi, di noia mortale. È in uno di questi che mi sono ritrovato a girellare sul web imbattendomi in una foto pubblicata da un’amica.

No, non era l’ennesima immagine di una vacanza e nemmeno un qualunque meme in tema movide, mascherine, ragazzi discotecari o immunologi da social network, ma una lettera; un testo breve, brevissimo e scritto a mano.

Cara Beatrice,

con questa lettera la Scuola media Quintino di Vona ti dà il benvenuto. Ci aspetta un anno ricco di nuove esperienze, amicizie e sfide, saremo felici di viverle insieme a te.
Se vuoi, potrai portare la spilla il primo giorno di scuola.

A presto
La dirigente e gli insegnanti

E in fondo, tonda, arancione e semplicissima quella spilla che, se vorrà, Beatrice potrà indossare il suo primo giorno di prima media.

Dopo mesi passati a vedere i miei figli fare lezione davanti ad un pc, assistendo impotente a come, passata l’euforia iniziale per gli orari saltati e l’accesso libero al computer di casa, la loro voglia di fare e apprendere diminuisse giorno dopo giorno mentre, al contrario, aumentasse esponenzialmente la fatica e il disamore per quella scuola che fino a poco prima li entusiasmava, nelle poche righe della lettera mandata a Beatrice ho ritrovato tutto quello che è davvero la scuola: nuove esperienze, amicizie e sfide da vivere assieme.

Tutto quello che negli ultimi mesi questo maledetto virus ha tolto ai miei figli, Marco e Giovanni, e a tutti i ragazzi come loro.

Per fortuna, checché se ne dica, la bistrattata scuola italiana è ancora piena di splendide persone e incredibili professionisti che trovano il tempo, in un giorno di agosto, per prendere in mano carta e penna e scrivere agli alunni che, per quanto necessaria, la didattica a distanza è stata una parentesi; che la scuola è altro e loro – dirigenti e insegnanti – sono e rimarranno al fianco dei ragazzi perché si possano costruire ricordi indelebili che li accompagneranno per sempre.

Poco importa se quei momenti saranno su banchi mobili o fissi, in aule di fortuna o ampie e all’avanguardia; la scuola non è un luogo, è un pezzo di vita. Da fare assieme, col sorriso.

Ah, Beatrice, se per caso ti avanzasse una spilla, a settembre la indosserei volentieri anche io.

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