Cinema

Mostra del Cinema di Venezia 2020, Molecole poesia dello stupore. Così il regista/antropologo Andrea Segre sfiora la Laguna

Opera “sgorgata” a causa del Covid, ma anche scelta da Alberto Barbera quale pre-apertura dell'unica rassegna cinematografica che si terrò presenza. Il film sarà nelle sale dal 3 settembre

di Anna Maria Pasetti

Sfiorare Venezia. Girarle attorno senza (forse) il coraggio di entrarci dentro, sentirne la sofferenza, attestarne la solitudine. Così Andrea Segre confessa di aver sempre agito nei confronti della città lagunare: un amore talmente forte da essere quasi scontato. Ma c’è dell’altro, e questo emerge a pochi minuti dall’inizio del suo Molecole, opera “sgorgata” a causa del Covid, sostitutiva di “altro” (turismo, acqua alta… ormai diventato accessorio), ma anche scelta da Alberto Barbera quale pre-apertura della 77ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

Ed è un bel titolo Molecole: rimanda inconsciamente al coronavirus mentre detta memoria sulla professione del padre di Segre, un fisico-chimico e, soprattutto, un veneziano vero. Ulderico Segre è dunque la “presenza” che fa da guida spirituale al figlio, quasi un passaggio di consegne di questa città unica al mondo, ma anche della genitorialità essendo anche Andrea divenuto padre. Il viaggio del regista/antropologo veneto è dunque una ricognizione delle proprie radici, e quindi di un’identità profonda e forse nuova. “Tu mi guardi, Ulderico?” si chiede Andrea rinvenendo una bellissima immagine di sé bambino nelle braccia del padre che tenta un selfie ante-litteram. Chi guardava suo padre? Lo specchio del dispositivo fotografico richiama la forza del frame cinematografico, nella sua significanza iconica, indicale, simbolica.

Mescolando materiali d’archivio, sorprendenti super8 girati dallo stesso genitore, immagini e riprese naturalmente effettuate nel processo di “svuotamento” della Laguna causa lockdown, Andrea Segre non tradisce la propria indole contemplativa, così sovversiva alle accelerazioni contemporanee nel suo riflettere e riflettersi nella forzata sospensione da pandemia. In fondo Venezia è una “città di fantasmi” una palafitta di bellezza inaudita ma così fragile da non poterla più toccare, per non romperla. L’incantesimo veneziano supera ogni difficoltà: vittime dell’ultima terribile acqua alta (novembre 2019) sono ormai dei resilienti per definizione, che giammai lascerebbero quel luogo magico ma ineguagliabilmente scomodo. Quasi un “instant movie”, Molecole non spiega ma si limita ad osservare il presente, in un silenzio spezzato dal monologo over di Segre che dialoga intimamente col padre scomparso, e ogni tanto lascia spazi ad interlocutori resistenti. Molecole è lontano dalla prosa documentaria, Molecole è vicino alla poesia dello stupore. Il film sarà nelle sale dal 3 settembre.

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