Perdonate il titolo decisamente provocatorio ma sincero. Mai si è vista tanta innovazione nella scuola italiana come in quest’ultimi mesi. Il coronavirus ha dato una pedata nel culo ai refrattari alla tecnologia, agli amanti delle lunghe riunioni in presenza, agli amministratori comunali convinti che la mensa scolastica fosse un servizio ben fatto, ai dirigenti incatenati alle loro poltrone e a tanti altri.

Tra un paio di settimane rientreremo a scuola, tra mille difficoltà, ma con numerose novità che fino a poco tempo fa non avremmo mai immaginato. Finalmente i colloqui con i genitori si faranno online!

Nel 2017 su Donna Moderna avevo lanciato la proposta di incontrare i genitori grazie alla Rete. Già allora scrivevo: “In ogni altro luogo, dall’azienda alla politica, dalle aule giudiziarie ai media, l’online è utilizzato per fare riunioni importanti. Nella scuola no: nel regno della burocrazia, dei compiti, della nota sul diario, della lavagna d’ardesia accanto a quella multimediale, l’incontro con i genitori è obbligatoriamente de visu. Se dovessimo introdurre i colloqui online, insegnanti e genitori potrebbero “incontrarsi” molto più di quanto accade ora, avrebbero l’opportunità di scambiarsi punti di vista, consigli sui bambini quando lo desiderano, senza essere vincolati da un ‘rito’ o dal dover chiedere la possibilità di incontrare il docente”.
Qualcuno mi ha tacciato di essere un folle. Guai al cielo a toccare la tradizione del colloquio in aula. Ora li faremo senza tanti problemi. Nel 2020 si realizzerà ciò che avremmo potuto fare ben prima: meglio tardi che mai!

Sempre per stare sul tema della Rete e del suo uso per la scuola. Addio alla figura del compagno che porta a casa i compiti a quello malato. E lo dico senza alcuna nostalgia. Ora chi si ammalerà avrà il diritto di seguire (se può, si spera) le lezioni da casa collegandosi direttamente con l’aula. Certo servirà avere delle scuole munite di un buon collegamento alla Rete, cosa a volte rara nel nostro Paese.

Altra “scoperta” avveniristica: i collegi docenti da quest’anno si possono fare online. Molte scuole, il 1 settembre, hanno organizzato la riunione del loro “parlamentino” online. E anche in questo caso addio al brulichio di centinaia di docenti ammassati in afose stanze prive di aria condizionata. Addio all’intenso chiacchiericcio che faceva da colonna sonora al povero dirigente. Addio a riunioni con microfoni gracchianti e pile scariche. Finalmente ciascun maestro e professore si collegherà da dove diavolo vuole, non parlerà con il vicino di posto, prenderà la parola in maniera ordinata. E chi non è interessato (peggio per lui) non disturberà il resto del mondo ma potrà farsi una doccia, i mestieri di casa o chattare con un amico senza rompere le scatole agli altri.

Ci voleva il Covid per capire che la mensa fatta nella propria classe è più funzionale e meno caotica. In molti istituti i bambini mangeranno nelle loro classi sotto la sorveglianza di un docente. E’ chiaro che in ogni aula ci saranno al massimo dieci, forse quindici bambini: un pranzo in tranquillità. Addio al rimbombante vociare e urlare delle refezioni scolastiche con piatti di minestra bollente che si ribaltano a causa della giusta vivacità dei bambini. Addio ai pannelli anti rumore messi dai Comuni per provare a insonorizzare le stanze: mai visto l’efficacia di questi pannelli.

Certo serviranno più docenti, più bidelli ma questa è un’altra storia alla quale il ministero dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) aver messo riparo.

Da decenni noi giornalisti scrivevamo della mancanza di carta igienica, di sapone, di gel igienizzante a scuola. L’ “abc” della buona educazione igienico sanitaria fino a qualche mese fa non estiva. Ora sembra che non ci sarà più alcun bagno, alcuna classe sprovvista di gel, di sapone. Addio ai maestri che comprano i fazzolettini di carta per i bambini, a quelli che arrivano a scuola con la carta igienica portata da casa. Addio alle maestre che si puliscono la cattedra.

E ci voleva il coronavirus per cambiare i nostri arredi scolastici. Chi poteva immaginare fino allo scorso mese di gennaio che i vecchi banchi con la gomma da masticare di decine di generazioni, appicciata sotto il tavolo, sparissero per lasciare posto (seppur in ritardo) a nuove postazioni. L’idea di una seduta nuova (al netto delle polemiche) era un sogno: mai e poi mai avremmo pensato di non vedere più le scomode sedie di legno sulle quali hanno messo il culo centinaia di ragazzi.

Ciò che serve ora è non fare passi indietro verso la lezione frontale ma continuare ad innovare la didattica. Ma anche questa è un’altra storia alla quale spero il ministero abbia pensato.

Ecco, ahimè, per cambiare la scuola italiana ci voleva il Covid-19!

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