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Basilicata, si dimette il presidente del Cotrab rieletto dopo la condanna in Cassazione per violenza sessuale ai danni di una dipendente

Giulio Leonardo Ferrara, rieletto la scorsa settimana a capo del consorzio di aziende del trasporto locale della Basilicata si è dimesso dopo il pressing, arrivato anche dalla ministra Paola De Micheli, affinché se lasciasse l'incarico vista la condanna definitiva a 2 anni e 6 mesi per violenza sessuale ai danni di una dipendente della società Sita Sud, di cui era direttore e che fa parte del consorzio. E nella lettera di remissione dell'incarico attacca: "Contro di me una violenta campagna di stampa"
Basilicata, si dimette il presidente del Cotrab rieletto dopo la condanna in Cassazione per violenza sessuale ai danni di una dipendente
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Alla fine se n’è andato, sbattendo la porta e accusando la stampa di una “violenta campagna” nei suoi confronti. Il presidente del Cotrab, Giulio Leonardo Ferrara, rieletto la scorsa settimana a capo del consorzio di aziende del trasporto locale della Basilicata si è dimesso dopo il pressing, arrivato anche dalla ministra Paola De Micheli, affinché se lasciasse l’incarico vista la condanna definitiva a 2 anni e 6 mesi per violenza sessuale ai danni di una dipendente della società Sita Sud, di cui era direttore nel 2009 quando si verificarono i fatti e che fa parte del consorzio, nella quale ancora oggi lavora la vittima di abusi. Nella lettera di dimissioni, Ferrara spiega che “tale decisione scaturisce dalla violenta campagna di stampa” dopo il rinnovo e di aver scelto il passo indietro per la “serenità” e gli “interessi” del consorzio e delle aziende che vi aderiscono.

La violenza denunciata dalla donna e confermata in tre gradi di giudizio risale all’ottobre 2009 e gli episodi avvennero all’interno della Sita, all’epoca di proprietà di Ferrovie dello Stato, e quindi Statale, di cui Ferrara era capo indiscusso in Basilicata. Secondo la ricostruzione, l’allora direttore ha invitato la vittima nel suo ufficio per poi, mentre era vicino alla scrivania per vedere delle carte, afferrarla dai fianchi, facendola sedere con forza sopra le proprie gambe, e toccarla nelle parti intime. Tre, appunto, le sentenze che hanno confermato la colpevolezza di Ferrara, che ha compiuto la violenza “abusando di relazioni di ufficio e di autorità”, visto che la vittima era una sua “sottoposta”: la prima del 2016, con una condanna per l’ex direttore a 2 anni e sei mesi, di fronte a una richiesta del pm di 9 anni e tre mesi, la seconda, l’appello, del 2018, e poi l’ultima, quella della Cassazione, risalente all’ottobre del 2019.

Dalla sentenza definitiva, sono stati diversi gli appelli, in particolare di sindacati e Movimento 5 stelle: in tutti si chiedevano le dimissioni di Ferrara che, cessato il suo ruolo all’interno della Sita, restava però al vertice del Cotrab. “Si impone una nuova riflessione di quanto accaduto – diceva il consigliere regionale Leggieri (M5s) all’indomani della decisione della Cassazione – Ho già chiesto le dimissioni di Ferrara e insisto”. Della stessa opinione il sindacato Usb della Basilicata, che, a distanza di qualche mese dalla sentenza, si meravigliava dell’assenza di presa di posizione del consorzio, invitando a “disporre l’immediato allontanamento” di Ferrara, e considerando i tempi lunghi “un’ulteriore violenza a danno della vittima e più in generale di tutte le donne e uomini, di tutte le lavoratrici e lavoratori”.

Con la riconferma e una petizione su Change.org che ha raccolto più di 40mila firme, il caso è diventato nazionale. E nella serata di giovedì era intervenuta anche la ministra Paola De Micheli dicendosi “sgomenta” e invitando Ferrara a lasciare l’incarico. Stesso invito, assai più diplomatico, da parte del governatore lucano Vito Bardi in un’intervista a La Stampa: “La rielezione è sbagliata e Ferrara dovrebbe dimettersi? Non lo dico, ma è quello che penso anche io”, ha spiegato. Poi ha aggiunto: “Devo dar conto dei rapporti tra Regione e Consorzio, io li devo mantenere. Non interverrò”. La lettera – con polemica – di Ferrara è arrivata poche ore dopo. Adesso, dice la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, “i miei uffici sono allo studio delle necessarie modifiche normative, nei prossimi giorni valuterò le proposte da condividere con il ministro Bonafede”.

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