La donatrice aveva 37 anni ed è morta per arresto cardiaco, la ricevente 29 ed è in buone condizioni. È un “evento storico” per l’Italia, come sottolinea il Centro Nazionale Trapianti, l’intervento effettuato al Policlinico Catania di trapianto di utero. L’intervento, il primo in Italiam è stato realizzato con un protocollo approvato dal Centro nazionale trapianti nel giugno 2018, in seguito al parere positivo del Consiglio superiore di sanità, come previsto dalla normativa vigente per i trapianti sperimentali. La paziente che ha ricevuto il trapianto è una donna affetta da sindrome di Rokitansky, una rara patologia congenita a causa della quale la donna era nata priva di utero. L’intervento è stato eseguito da un’equipe chirurgica composta dai professori Pierfrancesco e Massimiliano Veroux, Paolo Scollo e Giuseppe Scibilia. In questo momento le condizioni della paziente sono buone e vengono strettamente monitorate. Sarà necessario attendere alcuni giorni per una valutazione effettiva della piena riuscita del trapianto. A donare l’organo è stata una donna che aveva espresso in vita il proprio consenso alla donazione al momento del rinnovo della carta d’identità. La donatrice aveva avuto in passato gravidanze terminate con parto naturale. L’utero è stato prelevato una volta terminato il prelievo di tutti gli altri organi ritenuti idonei alla donazione e trasportato con un volo aereo a Catania.

Il processo di donazione è stato coordinato dal Centro nazionale trapianti, dal Centro regionale della Sicilia e da quello della Toscana, regione di provenienza della donatrice. La ricerca di una donazione di utero era stata avviata nel giugno 2019: in questi 14 mesi c’erano state altre segnalazioni di donatrici potenziali ma finora nessuna si era concretizzata. Il protocollo sperimentale ha come obiettivo l’esito positivo di una gravidanza della paziente trapiantata. Il primo passo è la riuscita del trapianto dell’organo da un punto di vista funzionale; successivamente, almeno un anno dopo l’intervento, una volta stabilizzato il quadro clinico della paziente, verrà avviato un percorso di procreazione medicalmente assistita. Se la gravidanza procederà positivamente, si arriverà al parto tramite taglio cesareo.

A nascita avvenuta, si procederà alla rimozione chirurgica dell’utero, per evitare che la donna debba rimanere sottoposta ulteriormente alla terapia immunosoppressiva necessaria a evitare il rigetto dell’organo. Secondo i criteri definiti dal protocollo, le potenziali candidate al trapianto sono donne con età compresa tra i 18 e i 40 anni con anamnesi negativa per patologie oncologiche, assenza di pregresse gravidanze a termine con esito positivo, affette da patologia uterina congenita (sindrome di Rokitansky) o acquisita (atonia uterina postpartum). La paziente che ha ricevuto il trapianto è stata selezionata in base alle caratteristiche di compatibilità con la donatrice ed era inclusa in una lista d’attesa di 16 donne giudicate idonee da un’equipe multidisciplinare. La sperimentazione italiana prevede che le donatrici siano donne decedute tra i 18 e i 40 anni con assenza di pregressi tagli cesarei ed esclude per ora la donazione da vivente. In base alle informazioni disponibili in letteratura scientifica, finora sono circa 70 i trapianti di utero eseguiti nel mondo, ma l’80% è stato realizzato grazie a donazioni da vivente. Attualmente i bambini nati dopo un trapianto da donatrici decedute sono tre: uno in Brasile e due negli Stati Uniti.

“Questo primo trapianto di utero arriva al termine di un lungo e complesso percorso partito da Catania e che ha coinvolto l’intera Rete trapiantologica – spiega il direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo – sia nella fase di valutazione e approvazione del protocollo, sia nel reperimento dell’organo. Si tratta di un evento storico per la trapiantologia italiana e per il Servizio sanitario nazionale, che ancora una volta dimostra il proprio livello di eccellenza sotto il profilo scientifico e organizzativo. Un ringraziamento particolare, oltre che all’equipe catanese, va alla memoria della donatrice, una giovane donna scomparsa improvvisamente che aveva scelto in vita di voler compiere un gesto di generosità del quale hanno beneficiato ben sei persone”. “È motivo di grande orgoglio che un intervento così eccezionale sia stato realizzato in Sicilia”, dichiara il coordinatore del Centro regionale trapianti Giorgio Battaglia. “La nostra regione, come tutto il Meridione, soffre ancora di un gap nei confronti delle regioni del Centro-Nord sia rispetto all’attività di trapianto che soprattutto al numero delle donazioni di organi. Il trapianto di utero è la testimonianza che anche nel Sud c’è una sanità di grandissimo valore e ripaga il lavoro di potenziamento della rete trapiantologica siciliana che stiamo portando avanti con l’impegno di tutti i professionisti del Centro regionale”.

Articolo Precedente

Coronavirus, “derivato del colesterolo blocca Sars Cov 2”. Lo studio dell’Università di Torino e di una start-up

next
Articolo Successivo

Coronavirus, cos’è la delezione e perché un ceppo (non rilevato in Italia) potrebbe essere meno letale

next