L’annuncio di un accordo fra gli Emirati Arabi Uniti (Eau) e Israele, con il sostegno di Donald Trump, ha i connotati di una “Summer News”. Una notizia per tenere i titoli dei giornali. Due dei tre personaggi coinvolti sono maestri in quest’arte, uno scambio di tweet e ognuno a casa propria rilascia una dichiarazione carica solo di aspettative. Mai si era visto in Israele che una mossa del genere avvenisse all’oscuro dell’intero governo.

Netanyahu ha lasciato una riunione sul bilancio – che se non approvato entro il 24 agosto farà cadere il suo governo – dicendo ai suoi ministri: “Collegatevi su Twitter, ci sono novità importanti”. Né il premier supplente Benny Gantz né il ministro degli Esteri Gabi Askenazi ne sapevano nulla. Simile la situazione alla Casa Bianca dove solo il segretario di Stato Pompeo sapeva quel che stava succedendo.

Non ci sono firme su un pezzo di carta ma la promessa che verrà avviato prossimamente un negoziato per i rapporti commerciali, i voli aerei, il turismo, i visti di ingresso. Si parla di scambio di diplomatici ma è tutto in divenire. Più che un accordo fra Stati sembra un accordo fra company di diversi Paesi. E ognuno ci legge dentro quel vuole.

Per Mohammed Bin Zayed – il sovrano sodale di Mohammed Bin Salman di Arabia Saudita – è l’occasione per spuntare maggiori aiuti dagli Usa in chiave anti-Iran e consolidare il proficuo scambio di tecnologia già avviato da anni con Israele grazie al Mossad, che agisce come fosse un Ministero degli Esteri di fiducia di Netanyahu. E’ stato designato infatti Yossi Cohen – direttore dell’agenzia di spionaggio – a guidare i colloqui nelle prossime settimane a Abu Dhabi.

Stando a quanto detto dall’erede dell’emirato nell’intesa c’è la rinuncia israeliana all’annessione della Cisgiordania che è stata “annullata”. L’accordo consente anche agli Emirati di rafforzare la propria posizione internazionale, profondamente danneggiata dal suo ruolo centrale in una guerra che ha trasformato lo Yemen in un disastro umanitario e nel conflitto che sta devastando la Libia.

E poi c’è la possibilità concreta di ottenere armi avanzate a lungo cercate ma che gli Stati Uniti vendono solo ai Paesi in pace con Israele, per preservare il suo predominio militare nella regione. Israele e Eau non si sono mai affrontati in battaglia e le loro relazioni hanno cessato da tempo di assomigliare a quelle dei nemici: gli Emirati hanno ospitato ministri e atleti israeliani e hanno invitato Israele all’Expo di Dubai 2020, spostato al 2021 a causa della pandemia.

Benjamin Netanyahu temendo le ire dei coloni e dell’ultra-destra, sostiene invece che l’annessione è “solo congelata”, più avanti si vedrà. La sua spinta a estendere la sovranità sulla Cisgiordania lo aveva messo all’angolo: criticato dai leader europei, respinto dai suoi partner della coalizione e distratto da una pandemia che stava rapidamente sfuggendo al suo controllo, mentre l’obiettivo dell’annessione diventava sempre più sfuggente.

L’accordo permette adesso a Netanyahu di raggiungere un traguardo storico per coronare il suo mandato come leader israeliano più longevo, di classificarsi al fianco di Menachem Begin e Yitzhak Rabin, precursori che hanno raggiunto accordi di pace con gli ex acerrimi nemici della nazione, Egitto e Giordania. E spera che agli Eau si aggiungano presto Oman e Bahrein, ma soprattutto l’Arabia Saudita.

E’ improbabile però che gli elettori israeliani dimentichino adesso le loro preoccupazioni legate alla pandemia per la gioia delle notizie sugli Emirati, anche se lo stop all’annessione è stato accolto con favore dal centro e dalla sinistra. Quasi 1 milione di israeliani è senza lavoro, e i manifestanti hanno inondato le strade e gridato fuori dalla residenza di Netanyahu più volte alla settimana, una dimostrazione di rabbia che la moderna Gerusalemme non aveva mai visto.

Con i suoi 3 processi, il primo inizierà il prossimo gennaio, Netanyahu ha minacciato nei giorni scorsi di portare Israele a una quarta elezione, nella speranza di far approvare una legge che lo faccia uscire dal banco degli imputati. Ma un sondaggio di questa settimana ha mostrato che ancora una volta che non raggiungerebbe la maggioranza in Parlamento.

I palestinesi in blocco – da Hamas all’Anp – denunciano la “truffa del secolo”, in effetti per loro in quest’intesa non c’è nulla. Sono solo merce di scambio.

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