Il campionato più lungo e assurdo della storia è finito, con la solita vittoria della Juventus, poche liete sorprese, tante delusioni. Ecco il “pagellone” del Fatto.

ATALANTA – 8,5
Diciamo la verità: dopo il Coronavirus e l’inutile ripartenza del campionato, l’Atalanta è rimasta l’unico buon motivo per continuare a guardare la Serie A. La “Dea” è stata una meraviglia per gli occhi, per quasi tutto il campionato, ha stentato solo all’inizio ed è calata un po’ alla fine. Ora resta la strana Champions di agosto per coronare una stagione indimenticabile.

LAZIO – 8-
Fino al momento del lockdown, Inzaghi &Co. sembravano davvero lanciati verso lo scudetto. Se n’era convinto pure il suo presidente, che durante l’epidemia ha fatto di tutto, pure troppo, per tornare a giocare, e poi quand’è successo la squadra si è improvvisamente sgonfiata, come per contrappasso pallonaro. Se non fosse per le intemperanza di Lotito, sarebbe stata una stagione da incorniciare. Ma in fondo lo è lo stesso.

HELLAS VERONA – 7,5
La vera sorpresa della stagione. Una squadra che ad agosto 2019 tutti davano per spacciata, sicura retrocessa per distacco, è stata a lungo in zona Europa, giocandosela alla pari contro tutte, divertendo e divertendosi. Merito di Juric, che finalmente è riuscito a dimostrare il suo valore in panchina. La sfida più grande sarà ripetersi il prossimo anno, ma magari saremo noi a stupirci un’altra volta.

JUVENTUS – 7
Fa un po’ strano un voto così basso per la squadra campione d’Italia. La Juventus di Sarri ha vinto ma non ha convinto nessuno, è apparsa fragile e attaccabile come mai nell’ultimo decennio. Insomma, ha fatto il minimo sindacabile perché, Covid o non Covid, questo campionato proprio non si poteva perdere, specie per mancanza di avversarie. In attesa della Champions ma soprattutto della conferma della prossima stagione, intanto gli scudetti sono comunque nove di fila.

SASSUOLO – 6,5
Altra ventata d’aria fresca stagionale. Il Sassuolo è cresciuto, soprattutto alla distanza. Ha vinto lo scudetto delle “provinciali”, primo alle spalle delle solite big. De Zerbi sembra finalmente maturo per il definitivo salto di qualità, chissà se riuscirà a farlo in Emilia.

INTER – 6+
Il primo anno di Antonio Conte in nerazzurro si è chiuso con un secondo posto ad oltre 80 punti e una sfuriata memorabile contro tutto e tutti. È un po’ il simbolo della stagione. La crescita rispetto al passato è evidente, il futuro è nerazzurro. Ma il -1 finale dalle Juve non deve ingannare, né far dimenticare le partite decisive della stagione, sbagliate tutte alla stessa maniera. Il giudizio per ora è poco più che sufficiente, cambierebbe con l’Europa League.

MILAN – 5,5
Il voto è la media ponderata fra la prima parte di stagione, da 4, e la seconda da 7 abbondante. Con Giampaolo un disastro, ottimo il finale con Pioli, che infatti si è guadagnato il rinnovo. La verità come sempre sta nel mezzo, ed è quella della mediocrità: comunque sia andata, il sesto posto non può accontentare i rossoneri.

LECCE – 5+
La banda di Liverani ha dato una lezione di dignità alla Serie A. Ha dimostrato che anche una provinciale può giocare a calcio. In Serie B avrebbe dovuto finirci il Genoa di Preziosi, ma Liverani è uno che con le sue idee non si molti amici (e prende decisamente troppi gol). Alla fine chi retrocede non ha (quasi) mai ragione.

NAPOLI – 5-
Col senno di poi, la vera delusione del campionato. Oggi non se ne ricorda più nessuno, ma ad agosto 2019 con Ancelotti, Manolas e Lozano il Napoli doveva essere davvero l’anti-Juve. Il progetto Ancelotti è naufragato miseramente, Gattuso ha rimesso insieme i cocci e vinto una Coppa Italia che ha solo mascherato il fallimento. Senza entusiasmo e soprattutto senza Champions, l’anno prossimo sarà dura.

TORINO – 4,5
Il grande Urbano Cairo ha partorito un Torino piccolo piccolo. Si è preoccupato più di far politica in Lega calcio che sul campo, con risultati disastrosi in entrambi i casi. Quasi retrocedeva, non fosse stato per la manifesta inferiorità delle avversarie. Il Toro non merita questo, e nemmeno la farsesca trattativa per la sua cessione.

SERIE A – 4
L’illusione di avere un campionato combattuto, come non si vedeva da anni, è durata qualche mese. Poi col Coronavirus è svanita pure l’illusione di avere proprio un campionato: la ripresa ci ha restituito un surrogato di calcio, senza emozioni, senza tifosi (negli stadi ma pure davanti alla tv). La Federcalcio si è preoccupata solo di far ripartire per ragioni economiche un campionato che non interessava più a nessuno, e ora si accorge di aver messo a rischio pure la prossima stagione. In Lega i presidenti continuano a litigare sui diritti tv, come l’orchestra che suona sul Titanic che affonda. Insomma, la solita Serie A che vale davvero poco.

Twitter: @lVendemiale

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