Ormai davvero a un passo dall’addio alla poltrona di presidente dell’authority per la protezione dei dati personali, Antonello Soro ribadisce i suoi paletti rispetto all’utilizzo su larga scala dei dati dei contribuenti per selezionare chi deve essere sottoposto a controlli anti evasione fiscale. Definendo “sproporzionata in uno stato democratico” la memorizzazione e utilizzazione delle informazioni personali contenute nei file delle fatture elettroniche, nonostante sull’altro piatto della bilancia ci sia appunto il “legittimo obiettivo di interesse pubblico” di ridurre la cifra monstre di oltre 100 miliardi sottratta ogni anno al fisco. Una bocciatura che secondo l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco “taglia le gambe all’azione di contrasto all’evasione fiscale” e che “rende inattuabile una norma” creando “un grave precedente di conflitto con il Parlamento“.

L’ultimo atto del braccio di ferro con il legislatore e l’Agenzia delle Entrate risale a pochi giorni fa, con la pubblicazione del parere (datato 9 luglio) su una bozza di provvedimento del Direttore dell’Agenzia con le nuove regole per l’emissione e la ricezione delle fatture elettroniche, alla luce delle modifiche introdotte nell’autunno 2019 con il decreto fiscale. La posizione del Garante uscente resta quella espressa lo scorso anno nei confronti dell’articolo della legge di Bilancio che ha esplicitamente consentito all’ente fiscale di incrociare i contenuti delle banche dati per far emergere posizioni da sottoporre a controllo e incentivare l’adempimento spontaneo. In questo caso i rilevi si concentrano però sull’utilizzo dei file delle fatture elettroniche, che in base al decreto del governo l’Agenzia deve impiegare “per le attività di analisi del rischio e di controllo a fini fiscali”. Per Soro, il cui mandato è scaduto da tempo e che a breve verrà sostituito da un nuovo presidente eletto dai quattro componenti appena scelti dal Parlamento, è “sproporzionato” consentire il trattamento di tutte le informazioni contenute nelle fatture comprese quelle “inerenti la descrizione delle prestazioni fornite”. Che sono “suscettibili di comprendere anche dati appartenenti a categorie particolari o l’eventuale sottoposizione dell’interessato a procedimenti penali, come per le fatture relative a prestazioni in ambito forense”. E poco importa se oggi dati sensibili come quelli sulle spese sanitarie sono fuori dal perimetro della fatturazione elettronica.

Quanto, invece, all’incrocio delle banche dati ma con informazioni “pseudonimizzate“, come previsto dalla legge di Bilancio, il giudizio resta sospeso: “Si ritiene necessario, attesi i rischi elevati per i diritti e le libertà degli interessati, approfondire separatamente l’istruttoria al fine di acquisire ulteriori elementi di valutazione, al fine di individuare idonee garanzie per i contribuenti”.

Il parere dell’authority ha scatenato le proteste dell’ex ministro delle Finanze e del Tesoro Vincenzo Visco (“taglia le gambe all’azione di contrasto all’evasione fiscale e crea un grave precedente di conflitto con il Parlamento“), della Cgil (“davvero inaccettabile che si impedisca di poter utilizzare i dati per combattere una piaga come l’evasione”) e della Uil, il cui segretario confederale Domenico Proietti ha ricordato che “come sottolineato dalla Corte dei Conti, le attuali misure di contrasto all’evasione sono inadeguate alle caratteristiche e alle dimensioni del fenomeno”. Critiche seguite a stretto giro da precisazioni dello stesso Soro, che ha tacciato il primo di “scarsa conoscenza del merito e evidente ignoranza delle norme europee in materia di protezione dati”. Visco ha risposto a sua volta sottolineando come “la posizione del Garante postula che i cittadini debbano essere prioritariamente protetti e difesi dall’ingerenza del Governo, e non, per esempio, dagli abusi delle multinazionali del web, secondo un un’approccio anarchico-libertario proprio di certi settori della destra americana”. L’ex premier Pier Luigi Bersani, cofondatore con Visco del centro studi Nens, ha chiesto da canto suo che governo e Parlamento facciano “chiarezza su una questione delicata e molto rilevante”.

Nessun commento dal governo. Ma nel Piano nazionale delle riforme pubblicato il 10 luglio sul sito del Tesoro, il ministro Roberto Gualtieri sottolinea che il rispetto della privacy “deve essere affrontato con pragmatismo, riconoscendo che il principio fondamentale da difendere è il giusto e proporzionato utilizzo dei dati per finalità di interesse pubblico, quali la protezione della salute o il contrasto all’evasione fiscale e alla criminalità”.

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