Dove sta Zazà? In mezzo e femmene, o viento e o pallone. Ivan Zazzaroni non perdona. Se il sabato si salta in pista, domenica c’è la partita, lunedì su Canale 21 di Napoli c’è “Il bello del calcio”. E via di mano aperta a riportare all’indietro sulla testa i riccioloni bianchi come La bella Gigogin. Un po’ Dorian Gray e un po’ Hugh Grant, Zazzaroni timbra il cartellino del “prociesso” azzurro sfilando come un modello Pitti Uomo. Sguardo di ghiaccio per sciogliere le fan del rione Sanità più riottose. Charme da antica ricetta emiliana per attirare grandi e piccine dal Vomero a Posillipo. Zazza conduttore, a 600 chilometri da Bologna e dal suo Corriere dello Sport, sulla carta è l’uomo in più che in trasferta dovrebbe portare a casa i tre punti, ma che spesso si accontenta di uno magro pareggio. Insomma, dalla panchina uno alla Mihajlovic lo striglierebbe. Solo che Ivan gioca a uomo, e marca stretto la co-conduttrice Claudia Mercurio. Una bellezza partenopea tutto sangue e furore. Una che troneggia come il Vesuvio in mezzo al traffico di giocatori, procuratori e opinionisti che commentano con altrettanta furia sanguigna l’ultima partita del Napoli.

La notte è piccola per noi, troppo piccolina, cantavano le Kessler. E allora il Zazza, un biassanot con il Porsche parcheggiato sui colli, mette subito in chiaro che su quel palco, almeno nei primi quindici minuti comanda lui. Mandate a letto i bambini, insomma. Roba che Michela Murgia chiamerebbe subito le guardie. Nemmeno dieci secondi dal via della puntata, dove si commenta il pareggio tra Napoli e Milan, che Zazzaroni mostra chi porta i pantaloni (firmati). Intanto “Il bello del calcio” – che non è Zazzaroni, anche se rimane un gran bel 62enne – a causa del Covid-19 si svolge en plein air. In una zona all’aperto del capoluogo campano dove soffia un vento maledetto che solleverebbe il parrucchino di Totò Schillaci senza nemmeno dire “prego”. Giocoforza lo splendido vestito azzurro, con gonna a palloncino a mezza coscia, della Mercurio, sbuffi di continuo modello Marylin in Quando la moglie va in vacanza. Tempo di presentare gli ospiti e Zazza, irrefrenabile e invasato, inquadra la porta con un collo pieno: “A quanto andrà lo share quando si alzerà la gonna di Claudia Mercurio?”. Una trovata che nemmeno Mike con Antonella Elia.

La conduttrice fa però buon viso a cattivo gioco (del calcio?) citando la svolta di (Sabrina) Salerno: “Oltre le gambe c’è più”. Il testosterone in studio fibrilla come sui set della Siffredi Production. “Infatti noi vogliamo andare oltre”, ulula qualcuno dal parterre de roi tra Rambo Rambaudi, Mario Sconcerti e Dario Marcolin. E allora andiamo, anzi no. Il redattore Gennaro Arpaia, il “valletto”, che non legge solo i messaggi social, sia chiaro, tira una portata in faccia a Zazza rievocando l’accoppiata share/gonna: “Siamo partiti male”. E Ivan: “Noi bene”. Non pago, il conduttore, che poi conduttore non è perché, tempo un amen, si avventerà contro l’ex procuratore Enrico Fedele riguardo a quisquilie e pinzillacchere del sor Gattuso, si metterà a soffiare, proprio come Eolo, con la bocca in direzione della collega, insistendo sul rapporto di causa effetto tra share e gonna. Alè.

Un’altra manata per spostare all’indietro i boccoli argentei sul capo. Zazzaroni in piedi, al centro dello studio de “Il bello del calcio” – che non è un titolo che si riferisce a quanto è bello Zazzaroni in un mondo di calciatori orribili, anche se lui rimane un bel signore che ha superato i 60 – continua sulle note di Alzati la gonna di Massimo Riva. “Facciamo un ascolto incredibile ma non per il calcio”. Sincero, almeno. In studio il vento si sente e si vede. Soprattutto per chi indossa vestiti leggeri. Ivan fumantino rintuzza nuovamente Fedele citando una lezione di retorica imparata ad Oxford (“A me piacciono le battute ma le cagate no”), poi la serata prende una piega “spinta”. Come se in cabina di regia ci fosse Tinto Brass. Si parla di Ciro Immobile e un’altra affascinante fanciulla, tal Rita, che sta su un trespolo e deve presentare uno sponsor, si tira su la cintura di un succinto vestitino che il vento battente ha ridotto a straccetto per i piatti. La regia non stacca, anzi rincara. Segue il complesso agire della ragazza come fossimo dal buco della serratura.

Poi ancora, tra un ricciolo di Zazzaroni tirato su e il nodo extralarge alla cravatta di Rambaudi, il regista carrella in verticale su Claudia e Rita. Dalle ginocchia (scoperte) al viso (scoperto pure lui). Da giù a su. Senza soluzione di continuità. Oroscopone fantozziano. Movimento di macchina in bolla, perpendicolare, a pendolo. Come in Così fan tutte del maestro veneziano. Ancora il diversivo della partita che verrà. Il pronostico sul prossimo match. E l’attenzione torna tutta sulla Mercurio. Pardon, sulla gonna della Mercurio. Per lo share. Soffia il vento e infuria la bufera. Zazzaroni finisce una piroetta con Natalia Titova. Rambaudi (Rambaudiiiii – cit Gene Gnocchi/Ermes Rubagotti) e Marcolin sciorinano tatticismi antichi. Ma ancora la gonna della Mercurio veleggia indisturbata nella notte azzurra. Si citano gli sponsor – tutti – compreso chi ha fornito l’abito alla conduttrice e Zazzaroni, più Andrea che Gigi, concittadini esimi ed illustri, sottolinea con decisione la marca “di intimo” della ragazza. “Il bello del calcio” – che non è Zazzaroni, o forse è lui per quanto è bello pur avendo passato i sessanta – finisce così, tra un ricciolone e una gonna, lasciando l’amaro in bocca: ma questo share a quanto è andato? (E la Murgia dov’è finita? Quando serve non c’è mai…).

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