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Caltanissetta, rete di corruzione all’interno del comune di Santa Caterina Villarmosa: sindaco, vicesindaco e assessore ai domiciliari

In tutto sono state eseguite 16 misure cautelari. Ricostruito uno fitto scambio di 'favori' elargiti con generosità ai funzionari come ricompensa per l'appoggio al primo cittadino, che gli inquirenti definiscono "un signore di epoca medioevale". Al contrario, i dipendenti e i politici che si ponevano in contrasto con questo sistema venivano emarginati e costretti alle dimissioni
Caltanissetta, rete di corruzione all’interno del comune di Santa Caterina Villarmosa: sindaco, vicesindaco e assessore ai domiciliari
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Una rete di affari illeciti tra professionisti, imprese ed amministratori del comune siciliano di Santa Caterina Villarmosa al cui vertice c’era il sindaco, Antonino Fiaccato, descritto come “un signore di epoca medioevale” insieme al vicesindaco Agatino Macaluso, e di vari componenti della giunta comunale. I carabinieri e i finanzieri di Caltanissetta hanno eseguito 16 misure cautelari nei confronti di politici e imprenditori, tutti indagati a vario titolo per associazione a delinquere, concussione, corruzione, falso ideologico e abuso di ufficio.

Sindaco, vicesindaco e assessore si trovano ora agli arresti domiciliari, per gli altri invece sono state disposte, a vario titolo, la sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio, l’obbligo e il divieto di dimora e altre misure interdittive. Per gli inquirenti nel piccolo comune dell’entroterra siciliano c’era un “perdurante sistema concussivo-corruttivo, al cui vertice si poneva il sindaco Antonino Fiaccato, con il consapevole concorso di fidati collaboratori”, tra cui il suo vice Agatino Macaluso, l’assessore Giuseppe Natale, e Calogero Rizza, “vera interfaccia tra la componente politica e gli imprenditori”.

Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta sono nate da un’altra operazione, “Pandora”, incentrata sulle infiltrazioni mafiose di S. Cataldo e su presunti episodi di corruzione a carico di pubblici funzionari in concorso con imprenditori locali. Proprio esaminando i documenti sequestrati, gli inquirenti hanno cominciato ad approfondire questo nuovo filone, l’operazione “Cerbero”.

Dalle perquisizioni svolte nel 2019 tra gli uffici comunali e le abitazioni degli indagati, le forze dell’ordine hanno ricostruito uno scambio di ‘favori’ elargiti con generosità ai funzionari come ricompensa per l’appoggio alle condotte illecite del sindaco. Al contrario, i dipendenti e i politici che si ponevano in contrasto con questo sistema venivano emarginati e costretti alle dimissioni. Sistema alimentato anche dalla “compiacente e interessata” platea di imprese e di professionisti attratti dalla possibilità di ottenere incarichi, servizi e forniture al di fuori delle regole. Gli inquirenti parlano di un vera e propria “gestione familistica” sotto la regia del sindaco Fiaccato che si comportava come “un signore di epoca medioevale” distribuendo benefit e agli “amici” e “minacce velate” a chi non rispettava la sua volontà.

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