Gli occhi spiritati di Schillaci per un rigore non dato. La serpentina di Baggio contro la Cecoslovacchia. Le feste in piazza dopo le vittorie azzurre. Notti magiche prima della serata tragica. Napoli divisa. Maradona e Caniggia e Goycochea. Poi l’uscita sbagliata di Zenga e la delusione, forse la più grande di sempre, per l’eliminazione in semifinale. Sono le immagini di copertina di un ipotetico libro dal retrogusto amaro. Titolo possibile: ‘Mondiali Italia ’90, storia di un’occasione persa’. Perché l’eredità del torneo non si misura con il misero terzo posto della nazionale di Vicini. Il flop fu soprattutto organizzativo: tra costi esplosi e ritardi, le opere realizzate (almeno quelle che non sono state abbattute) erano e restano l’emblema dello spreco. Eppure fu un’edizione epocale, anche e soprattutto dal punto di vista sociale e geopolitico. A trent’anni esatti da allora, raccontiamo – a modo nostro – l’Italia, l’Europa e il mondo di quei giorni. Le storie, i protagonisti, gli aneddoti. Di ciò che era, di cosa è restato. (p.g.c.)

Sono passati trent’anni, ed è passata anche la ricorrenza: i mondiali di Italia ’90 rappresentano un bellissimo ricordo, ma anche una grossa occasione persa per l’intero Paese, che ilfattoquotidiano.it ha raccontato in quest’ultimo mese con le sue inchieste. Di quella stagione rimangono debiti e ruderi, cantieri lasciati a metà o opere monumentali abbattute. Ma restano anche i volti: gli “eroi” del Comitato, passati alla storia forse loro malgrado per l’insuccesso di un’organizzazione che non dipese dal Col (non soltanto, almeno). Dopo 30 anni molti di loro sono ancora lì, chi più chi meno, nello sport o in politica. I protagonisti di allora, a volte, sono anche i protagonisti di oggi.

LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO – È stato l’uomo forte di quel mondiale. Tanto da diventarne, chissà quanto suo malgrado, il volto del fallimento. Luca Cordero di Montezemolo, il manager di sangue blu, habitué di casa Agnelli, scelto per guidare il Comitato organizzatore e rappresentare l’Italia nel mondo. Italia ’90 fu un autentico disastro dal punto di vista organizzativo, ma lui, abilissimo a raccogliere gli onori e schivare gli oneri in ogni situazione, non fu minimamente scalfito da quel fiasco. Infatti dopo la lunga, e questa sì di successo, avventura in Ferrari, l’Italia (o meglio, il suo amico Malagò) aveva deciso di affidargli pure le Olimpiadi di Roma 2024. Altro Comitato, altro disastro: senza arrivare nemmeno al traguardo dell’assegnazione, il Comitato è riuscito a spendere la bellezza di 13 milioni di euro, con procedure nemmeno troppo trasparenti come rivelato da un’inchiesta de ilfattoquotidiano.it (e finite al centro anche di accertamenti della Guardia di Finanza, chiusi senza contestazioni). Due indizi fanno spesso una prova. Ma Montezemolo incredibilmente c’era anche a Losanna, in prima fila, quando l’Italia si è aggiudicata i Giochi invernali di Milano-Cortina, per cui lui ha fatto nemmeno troppo discreta attività di lobby. Dei buchi dei Mondiali del ’90 non ci ricordiamo in Italia, figuriamoci all’estero.

ANTONIO MATARRESE – Era il presidente della FederCalcio durante l’anno dei Mondiali, e in quanto tale fu uno degli azionisti di maggioranza del Comitato. Italia ’90 è stato probabilmente l’apice di una lunghissima carriera, tra sport e politica, che è proseguita ben oltre il torneo. Certo, forse mai come in quell’occasione si vide tutto il suo potere: a Bari, nella sua città, fu costruito uno degli stadi più costosi (e realizzati peggio) della manifestazione. E sempre a Bari, proprio al San Nicola, l’anno dopo si sarebbe disputata la finale di Coppa Campioni, non proprio la sede più convenzionale per un torneo così prestigioso. In una recente intervista al Corriere della Sera, ricordando i giorni spensierati di Italia ’90, ha detto: “Nel calcio e non solo, quando si ha il potere bisogna esercitarlo”. Lui l’ha fatto di sicuro, prima, durante e dopo quei Mondiali.

FRANCO CARRARO – Durante il periodo che vide l’assegnazione e l’organizzazione dei mondiali, fu prima presidente del Coni, poi commissario straordinario della Figc, quindi ministro dello Sport: sia nel comitato organizzatore che nel governo, sia controllato che controllore di una manifestazione che al Paese ha portato quasi solo danni, ma non ai suoi protagonisti. Figuriamoci a lui, che nella sua infinita carriera è stato tutto e più di tutto, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Poltronissimo”, da cui non si schermisce più di tanto. Oggi è un grande ex: ex presidente del Coni e della Figc, ex parlamentare, membro ormai solo onorario del Cio. Formalmente fuori da tutto, eppure ancora addentro ogni vicenda dello sport italiano: non c’è contesa, commissariamento, grande evento in cui ancora non dispensi i suoi preziosi consigli. L’esperienza conta nello sport italiano.

FRANCESCO NITTO PALMA – Oggi se ne ricordano in pochi, ma a quel Comitato organizzatore collaborò anche l’ex ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma. All’epoca però la sua partecipazione non passò inosservata, come quella di altri svariati magistrati: il Csm dispose pure degli accertamenti su una lista di addirittura 87 giudici, consulenti a vario titolo del Col, senza che nessuno si fosse posto una questione di opportunità (col senno di poi, e tutte le inchieste aperte sui cantieri, anche se non sul Comitato, non era proprio infondata). Italia ’90 è stata comunque solo una parentesi di una lunga carriera sfociata in politica: quattro legislature da parlamentare di Forza Italia, Guardasigilli per Berlusconi nel 2011, oggi è il capo di gabinetto della presidente del Senato Elisabetta Casellati. Chissà se a Palazzo Madama si ricorda ancora di quei mondiali.

ENRICO BENDONI – Il grande capo dell’ufficio stampa di Italia ’90: non c’era velina, comunicato o agenzia che non passava sotto la sua supervisione. Dopo il torneo ha fatto carriera: dal Col passò direttamente alla Juventus, a testimonianza di quella corsia preferenziale che c’è sempre stata tra i palazzi del potere di Roma e Torino (anche in quel Mondiale). Poi è stato al fianco di Cragnotti e della sua epopea laziale. Alla fine degli Anni Novanta ha fondato una sua agenzia, la Bendoni Communication, che ha messo a frutto la sua fitta rete di relazioni personali e professionali. Un esempio a caso: l’organizzazione della cerimonia di apertura dei Mondiali di nuoto di Roma 2009, quelli di Malagò (e del buco in bilancio).

CARLO SALVATORI – È stato, ed è tutt’ora, uno dei più importanti banchieri italiani: dalla Bnl al Banco Ambrosiano Veneto, da Intesa a Unicredit a Unipol. Sempre con la passione per lo sport: nel comitato organizzatore del Mondiale di Italia ‘90 fu il responsabile della direzione finanza e amministrazione. Nemmeno un centesimo fu contestato al Col. Poi nel 2010 è stato presidente del Comitato organizzatore dei Mondiali di volley in Italia. Oggi è alla guida della banca d’affari Lazard Italia, che curiosamente è appena stata scelta dalla Lega calcio come advisor finanziario per la trattativa con i fondi d’investimento stranieri che vorrebbero comprarsi un pezzo della nostra Serie A. Nello sport italiano tutto si tiene, tutto torna.

Twitter: @lVendemiale

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