Il vertice

Roma 2024, il precedente dei Mondiali di nuoto (e di sprechi) del 2009

9 Giugno 2016

Il senatore Franco Carraro, dirigente sportivo dal 1962, un giorno disse di Giovanni Malagò (nella foto), il mediatico presidente del Coni che ha candidato Roma alle Olimpiadi del 2024: “Un fenomeno. Come quei giocatori che alla roulette capiscono il colore sul quale puntare. E passano dal rosso al nero e viceversa. Sempre al momento giusto”.

Negli album dei paparazzi romani, per gli aperitivi che finiscono all’alba e per i sofisticati convegni sul niente, non manca mai una posa di un sorridente Malagò. Sempre uguale, sempre vincente. A scorrere le fotografie cambiano gli amici che lo circondano, e così Megalò (soprannome di autore ignoto) – l’uomo dalla bella vita e dalle belle donne, che dunque vende belle auto di lusso – vive un eterno presente, senza sporcarsi il ciuffo col passato. C’era Malagò al vertice del comitato per i Mondiali di nuoto del 2009.

Nessuna conseguenza giudiziaria per il capo del Coni, assolto dalle accuse di abusi edilizi, ma Roma ’09 è un emblema di sprechi, malaffare, inefficienze che, però, non ha inficiato la figura, venerata nei salotti romani e ammirata dall’avvocato Gianni Agnelli, di quel ragazzo dei Parioli che salda e fonde politica, denaro e sport. Con l’inchiesta dei magistrati sui “grandi eventi” s’è dissolta la “cricca” di rapaci imprenditori e funzionari pubblici, ma rimane visibile l’oscena eredità.

A Tor Vergata, quartiere periferico, c’è l’ormai leggendario scheletro del palazzetto con le vele a pinna di squalo disegnato da Santiago Calatrava, architetto spagnolo: 250 milioni di euro per un cumulo di cemento e un ammasso di ferro (più di quello necessario a tirare su la Torre Eiffel), che potrebbe costare oltre 700 milioni di euro, sei volte le stime d’inizio.

E ancora. Il complesso di Valco San Paolo, una struttura che il tempo ha già logorato, mai utilizzata, pagata 13 milioni di euro. E poi c’è Ostia, il litorale romano, dove l’espediente per persuadere gli elettori fu l’interesse dei cittadini. Ma il polo natatorio (26 milioni di euro), affidato alla Federnuoto, è usato soltanto dagli atleti.

Roma ’09 fu un Mondiale con eccellenti risultati nel medagliere per gli Azzurri e uno stillicidio di errori e orrori che non ha neppure soddisfatto i costruttori (da Caltagirone in giù): 9 milioni di rosso nel bilancio, piscine sequestrate, enormi pasticci e ritardi. Malagò ripudia gli scandali e rivendica il successo (sportivo) di Roma ’09 e semmai rammenta che il progetto di Tor Vergata fu un’idea di Walter Veltroni (poi gare traslocate al Foro Italico per 45 milioni di euro) e la gestione di Palazzo Chigi con Silvio Berlusconi.

Oltre a una piscina edificata sul terreno pubblico con soldi privati e in concessione al suo Circolo Aniene, Malagò ancora usufruisce dei benefici politici di Roma ’09. Così ha alimentato le relazioni e aumentato il consenso – anche per merito di Gianni Letta – per scalare il Coni. Qualche giorno fa, assieme a Letta, al Circolo c’era il sottosegretario Luca Lotti. Perché spesso, i tanti amici di Malagò, nemmeno ci entrano in un’unica foto.

Ti potrebbero interessare

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.