“A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si prende”, diceva un politico della vecchia Repubblica. Verrebbe da pensarlo anche dopo la gara vista oggi. Una Ferrari che nel 2019, nella prima parte del mondiale, risultava quasi “incolore”, la si è vista poi rinascere improvvisamente – in modo sospetto per gli avversari – grazie ancora oggi all’ignoto escamotage tecnico sul motore. Poi il nuovo rallentamento, nel finale del mondiale, dopo le prime proteste dei rivali. Il pasticcio della FIA e l’accordo con le Ferrari hanno poi sollevato un mare di polemiche durante la pausa invernale/pandemica; e ora il GP d’Austria ci consegna una SF1000 senza velocità di punta: coincidenza?

Non è motore? E cosa allora? Parliamoci chiaro lo scorso anno la SF90 fu volutamente progettata con lo scopo di generare il minor drag possibile e mascherare il deficit di motore. Lo scrissi per F1Sport qui: ed oggi sembra quanto mai veritiero e calzante. Le velocità massime ottenute dall’Alfa Romeo – motorizzata Ferrari – non fanno testo, l’Alfa resta macchina da basso drag, come la SF90 del 2019. Lo speed trap non è veritiero, lo ripeto sempre, quando non si conoscono i dati dell’incidenza alare delle vetture e il coefficiente di resistenza aerodinamica. I dati del gps, invece, sono più completi, analizzano, infatti, l’intera progressione di un rettilineo e misurano il tempo di percorrenza di un determinato settore, non la velocità d’uscita da esso.

Charles Leclerc però c’è, pilota che emoziona e che, anche se al volante di una vettura imbarazzante per velocità, riesce ad ottenere – grazie anche ad un po’ di fortuna – il massimo ottenibile.

Sebastian Vettel invece? Ha fatto peggio di quanto ci si poteva aspettare. Erroraccio nel tentativo di sorpasso a Perez forse accecato dalla voglia di rivalsa, forse psicologicamente provato, un pilota che la Ferrari, a questo punto, farebbe meglio ad allontanare quanto prima.

Ora c’è la replica, il prossimo fine settimana sulla stessa pista la seconda prova del mondiale. Sarà l’occasione di una verifica per capire se è stato tutto un caso, e lo dubito, o se qualcuno debba cominciare ad interrogarsi sul serio, sul futuro del team e sulle giuste teste da tagliare, cominciando dal vertice.

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