“L’Italia non ha rispettato l’obbligo di adottare misure per promuovere il diritto alle pari opportunità delle donne nel mercato del lavoro“. Non è una novità ma il richiamo arriva dal Comitato europeo dei diritti sociali (Ceds) del Consiglio d’Europa esprimendosi sul reclamo presentato dall’ong University Women of Europe. Secondo Strasburgo “l’Italia ha violato i diritti delle donne perché ha fatto insufficienti progressi misurabili nel promuovere uguali opportunità per quanto concerne una pari retribuzione”. Oltre all’Italia sono stati esaminati dal Ceds anche altri 14 Paesi e tutti, tranne la Svezia, hanno evidenziato criticità.

Oltre all’Italia sono stati esaminati dal comitato Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia e Svezia. Quest’ultima è l’unico paese per cui il Ceds non ha trovato violazioni, e uno dei tre, insieme a Belgio e Cipro, per cui ha constatato progressi misurabili ella promozione della parità di retribuzione. “Il divario retributivo tra donne e uomini è inaccettabile, eppure continua a rappresentare uno dei principali ostacoli al conseguimento di una reale uguaglianza nelle società moderne”, ha affermato Marija Pejcinovic Buric, segretario generale del Consiglio d’Europa. “I governi europei devono intensificare urgentemente gli sforzi per garantire pari opportunità professionali”, ha aggiunto.

Strasburgo ha evidenziato che il problema non sono le leggi, perché tutti i Paesi hanno una legislazione che riconosce il diritto alla stessa retribuzione per un lavoro equivalente. Ma questo aspetto da solo non basta a cambiare la situazione, ha sottolineato Strasburgo, e deve essere accompagnato da politiche e misure per facilitare il raggiungimento della parità tra donne e uomini. Ed è proprio questo il vero punto dolente in quasi tutti gli Stati. Infatti il comitato ritiene che solo la Svezia, il Belgio e Cipro abbiano fatto progressi misurabili nella promozione della pari retribuzione. “I governi europei devono intensificare urgentemente gli sforzi per garantire le pari opportunità professionali”, ha aggiunto il segretario, precisando che “un maggior numero di paesi dovrebbe utilizzare la Carta sociale europea come strumento per raggiungere tale obiettivo”. Tornando al caso italiano il Comitato europeo dei diritti sociali ha evidenziato la mancanza di misure adeguate: “Il governo stesso ha riconosciuto che mancano misure positive per riconciliare la vita personale e professionale”, ha messo nero su bianco il comitato, citando come esempio le insufficienti sovvenzioni per servizi come gli asili nido.

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