“Non c’è alcuna ragione in questa fase a uscire di casa senza necessità reale”. Le parole del governatore repubblicano del Texas Greg Abbott non risalgono ad aprile, ma alle ultime 24 ore, visto che lo Stato ha registrato il record di oltre 5mila nuovi casi di contagio, diventando così il nuovo epicentro della pandemia di coronavirus negli Usa con Florida e California. E se Abbott finora era restio all’ipotesi di un nuovo lockdown, adesso invita tutti i cittadini a stare a casa, facendo marcia indietro dopo il deconfinamento precoce all’inizio di maggio, sollecitato da Trump che spingeva per riaprire tutte le attività al più presto possibile.

L’emergenza sanitaria negli Stati Uniti, primo paese al mondo per morti e infezioni da Covid-19, è tutt’altro che sfumata: al contrario di quanto continua a ribadire The Donald non è sotto controllo e le infezioni continuano ad aumentare. Nelle ultime 24 ore ci sono stati 831 morti e più di 32mila casi registrati, per un totale a oggi di 121.176 decessi e 2.342.739 contagi diagnosticati. In alcuni primi focolai dell’epidemia, come New York, la situazione è migliorata e da due giorni hanno riaperto anche ristoranti e parrucchieri, ma diversi Stati nel sud e nell’ovest del Paese stanno registrando un aumento del numero di casi positivi. Situazione che peraltro si registra nelle ultime due settimane in quasi la metà dei 50 Stati americani.

Anthony Fauci, il virologo a capo della task force della Casa Bianca per combattere il coronavirus, l’ha descritta come una situazione “allarmante” davanti alla Camera, dove ha risposto alle domande sulla pandemia e ha smentito Trump sul rallentamento dell’esecuzione dei tamponi sulla popolazione. Per il presidente infatti, sono loro i responsabili dell’aumento del numero dei contagi. “È il contrario, faremo più test non meno test”, ha detto l’esperto, perché senza la capacità di individuare completamente i contagi, isolare le persone che hanno contratto l’infezione e tracciare i loro contatti, la situazione continuerà a peggiorare. E anzi ha poi espresso, come ha fatto anche il direttore dei Cdc, preoccupazione per il fatto che, mentre in alcune zone come New York City si registra una diminuzione delle infezioni, vi è invece un aumento in altre regioni. “Il prossimo paio di settimane sarà critico per affrontare questo picco in Florida, Texas, Arizona“, ed altri stati, ma è convinto che il vaccino sarà pronto entro la fine di quest’anno o all’inizio del 2021. “Sotto alcuni aspetti abbiamo fatto molto bene – ha detto Fauci, con un particolare riferimento a New York -. Tuttavia, in altre aree del Paese, stiamo assistendo a un inquietante aumento delle infezioni” e per questo si è detto “molto preoccupato”. Se gli Stati Uniti non riusciranno a tenere l’epidemia sotto controllo per l’autunno, ha avvertito, “sarà come inseguire un incendio in un bosco”.

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